I cattivi
I cattivi, quelli che fanno i film: clic
Venerdì 17 marzo,
alle 19,
dal TeatroDue di Parma,
parlo,
sul mio profilo Instagram,
della Libertà. Primo episodio
e del film Stalker,
di Andrej Tarkovskij
che non è possibile
proiettare in Italia.
Devi fare il bene dal male, perché si può fare solo da quello.
Robert Penn Warren
[Venerdì 19 marzo, alle 19, dal TeatroDue di Parma, parlo, sul mio profilo Instagram, della Libertà. Primo episodio e del film Stalker, di Andrej Tarkovskij che non è possibile proiettare in Italia]
«Benedetta sia l’ora in cui incontriamo un poeta. Il poeta è fratello del derviscio. Egli non ha né patria, né possiede alcunché su questa terra e mentre noi poveri inseguiamo gloria, potere, ricchezze, egli è pari ai padroni della terra e tutti si prostrano davanti a lui» (parole indirizzate a Puškin da un pascià turco fatto prigioniero durante la presa di Arzrum).
[Andrej Tarkovskij, Diari. Martirologio. tradzione di Norman Mozzato, Firenze, Edizioni della Meridiane 2002, pp. ]
Arajk è arrivato stamattina (in campagna) per avvertirci che la Sovinfilm non aveva ancora spedito il contratto a Roma: c’è qualcosa che manca. Che porci. Sono tornato a Mosca.
Tolstoj una volta ha espresso il pensiero che l’artista è un artista perché mostra le cose come sono in realtà e non come vorrebbe vederle.
«L’uomo non ha il diritto di essere infelice.» (Nietzsche)
«Il Bolscevismo in Russia è scomparso e ha preso il suo posto il fascismo di tipo slavo.» (Mussolini, 1939, vol. 1, p. 43.
[Andrej Tarkovskij, Diari. Martirologio. 1970–1986, traduzione di Norman Mozzato, Firenze, Edizioni della Meridiana 2002, p. 415]
Immagino così il modo ideale di lavorare a un film: presa una pellicola lunga un milione di metri, dov’è stata seguita e fissata, secondo dopo secondo, giorno dopo giorno e anno dopo anno, per esempio, la via di un uomo dalla nascita alla morte, l’autore, grazie al montaggio, ne estrae duemilacinquecento metri, ovvero un’ora e mezzo di tempo sullo schermo. (Tra l’altro, sarebbe interessante immaginare questi milioni di metri di pellicola in mano ad alcuni registi, e vedere come ognuno realizzerebbe il suo film, come ciascun film differirebbe dall’altro!).
[Andrej Tarkovskij, La forma dell’anima, a cura di Andrej Ulivi e Andrej A. Tarkovskij, traduzione di Isabella Serra, Milano, Bur 2012, p. 12]
Da quel momento il tempo, una volta visto e fissato, ha potuto essere conservato a lungo (teoricamente per sempre), dentro scatole di metallo.
[Andrej Tarkovskij, La forma dell’anima, a cura di Andrej Ulivi e Andrej A. Tarkovskij, traduzione di Isabella Serra, Milano, Bur 2012, p. 8]
Una volta ho inciso su un nastro un dialogo casuale. Le persone conversavano senza sapere che il loro dialogo veniva registrato. Poi ho riascoltato la registrazione e ho pensato: com’è stato «scritto» e «recitato» magnificamente! Come si percepiscono la logica delle dinamiche caratteriali, il sentimento, l’energia! Come risuonano bene le voci e che pause meravigliose!… Neanche uno Stanislavskij avrebbe potuto giustificarle, e lo stile di Hemingway, messo a confronto col modo in cui era «costruito» quel dialogo, appare ingenuo e pretenzioso.
[Andrej Tarkovskij, La forma dell’anima, a cura di Andrej Ulivi e Andrej A. Tarkovskij, traduzione di Isabella Serra, Milano, Bur 2012, p. 12]