Un’intervista

venerdì 29 Aprile 2011

[Metto qua sotto una breve intervista a Andrea Giannasi]

1) Glasnost come trasparenza e trasparenza come pubblicità. Partiamo da un punto di riferimento: le pubblicità degli anni venti e trenta del ‘900 sovietico. Cosa rimane di quelle contaminazioni oggi nella nostra società letteraria?

Non so molto, del rapporto tra pubblicità e società letteraria che credo sarebbe, a saperne parlare, un argomento molto interessante. L’unica cosa che mi viene da dire è che uno slogan (o una campagna pubblicataria) e un romanzo (o un racconto o una poesia), anche quando a scriverli è la stessa persona (penso per esempio a Malerba, che ha fatto il pubblicitario e ha scritto dei romanzi che a me sembrano bellissimi) sono generi sostanzialmente diversi tra loro; ho l’impressione che quando scrivi un romanzo, o un racconto, o una poesia, non hai un scopo, o, per meglio dire, hai uno scopo che non sapevi di avere, mentre, credo, quando partecipi a una campagna pubblicitaria, hai uno scopo preciso e il tuo lavoro, le cose che scrivi, sono funzionali a quello scopo. Ma non ho mai lavorato per la pubblicità e può darsi che la mia idea di come si scrive per una campagna pubblicitaria sia un’idea naif e priva di fondamento. Continua a leggere »