Compianto
Se c’è una cosa che rappresenta e riassume meglio di tutte le altre il conservatorismo, le nevrosi puriste e il feticismo linguistico dei neo-crusc, questa è il compianto preventivo sulla sorte del congiuntivo. Una sorte che, secondo costoro, sarebbe irrimediabilmente segnata dalle offese, dagli abusi e dalle umiliazioni quotidiane cui lo sottopongono i parlanti, che alla sua indole cauta e dubbiosa preferiscono le maniere spicce e prepotenti dell’indicativo.
Nel sentirli rimpiangere anticipatamente le virtù e il blasone, sembra quasi che i neo-crusc stiano parlando di una persona in carne e ossa, più che di un modo verbale, e in effetti il congiuntivo somiglia un po’ a certi vecchi gentiluomini dagli abiti fuori moda e dalle maniere garbate che chiedono sempre permesso prima di entrare e non alzerebbero mai la voce durante una conversazione. A voler essere pignoli, si potrebbe osservare che il nostro anziano signore della grammatica a tratti può risultare pedante, forse addirittura un filino snob, e tuttavia è impossibile provare antipatia nei suoi confronti e non sentirsi minimamente coinvolti nei persistenti problemi di saluti di cui, stando alle voci più accreditate, soffrirebbe.
Oddio: a guardarlo bene il vecchio non sembra avere un’aria così malaticcia. Anzi, per essere un modo verbale, ha ancora un discreto aspetto, certo molto più sano e vivace di certi tempi dell’indicativo, come il trapassato remoto o il futuro anteriore, ormai ridotti a figurine scheletriche senza che nessuno si sia mai sentito in dovere di preoccuparsene.
[Andrea De Benedetti, Val più la pratica, cit., pagg. 75-76]