Appena torna Antonio

sabato 28 Marzo 2020

Clic

Istruzioni per vivere in armonia con sé stessi

venerdì 27 Marzo 2020

Voi non avete idea dell’armonia che comparirà in voi stessi: clic

Seconda puntata

lunedì 23 Marzo 2020

Seconda puntata, monografica su Barbara: clic

Coraggio pure

lunedì 23 Marzo 2020

Prima o poi, da qualche parte, a una cert’ora, ricominceremo a fare qualcosa; Andrea Cardoni, intanto ha fatto questo: clic.
Se volete mandare un file sonoro con quello che farete quando sarà finita: appenatornoprimaopoi@gmail.com

Una maison

domenica 19 Novembre 2017

[La proposta di Andrea Cardoni per il logo di una nuova maison di alta moda (la Mon cher, je suis un uomo che si è lasciato andare fashion) ispirata a una battuta di Stepan Trofimovič Verchovenskij, uno dei protagonisti dei Demòni di Dostoevskij]

Una nota biografica

mercoledì 17 Maggio 2017

Andrea Cardoni è di Roma ed è nato nel 1981. Ha studiato antropologia e si è occupato di certe cose in Tanzania, ha scritto e fatto video su altre cose in Italia e adesso ha a che fare con un’associazione di volontariato. Ha partecipato alla scrittura del repertorio dei matti della città di Roma e ha la tessera numero 29 dell’associazione culturale To soréla entertainment.

[Andrea Cardoni, Tutti romani tutti romanisti. Il romanzo di Cesar Gomez, Milano, Marcos y Marcos 2017]

Cometesbagli?

mercoledì 21 Dicembre 2016

Registri? Che te devo dì? Io mi ricordo che andavamo allo stadio con mio figlio e stavamo vicini a Luisa, quella con l’ombrello a spicchi giallorossi. Io non gli ho mai sentito fa una polemica, tifava e basta, era una di quelle che “la Roma non si discute, si ama” e basta. Ma che registri? Ma sei del Messaggero? Insomma Luisa lei l’ombrello l’ha tenuto sempre aperto a prescindere dai presidenti, dall’allenatori, dai giocatori, dalla classifica, dalla tessera del tifoso. Ecco: noi siamo quelli come lei, quelli come Giorgio Rossi, non so se te lo ricordi Giorgio Rossi, te sei giovane, ma lui era il massaggiatore storico della Roma e dice che poco tempo fa, che era già andato in pensione, dice che una volta l’autobus s’è pure fermato e ha cambiato tratta per accompagnarlo direttamente a casa. A Giorgio Rossi. Noi siamo fatti così. Io ancora me ricordo Dante, quello che s’è inventato l’urlo “DajeRomaDaje”. Qualcuno dice pure che s’è inventato “La Roma non si discute si ama”. A me me l’ha insegnata mio zio Bruno. Ma tu Dante l’hai conosciuto? È morto l’anno dello scudetto e non ha fatto in tempo a vederlo, porello. Dice che andava allo stadio dagli anni sessanta. Si chiamava Dante… Dante? Aspetta che mi ricordo. Dante Ghirighini, ecco. Ghirighini, me pare. Dice che faceva il macellaio a Trionfale e dice che a un certo punto, erano gli anni sessanta, a una partita della Roma fa invasione di campo con un bandiera enorme. Lui andava allo stadio con la vespa: era grosso e quando passava, prima o dopo la partita, noi gli strillavamo “DajeRomaDaje” e lui rispondeva. Arrivava in curva e tutti lo salutavano. Poi faceva il discorso col vocione suo. Ogni partita beveva un sacco di caffèborghetti perché sveniva, ogni tanto, durante la partita e allora tutti che andavano a ritirallo su, lui se rinfrancava un po’ e poi ricominciava a fa il tifo. Dice che l’aesseRoma gli aveva trovato pure un posto come spazzino, pensa te. E quando è morto gli hanno parcheggiato la vespa dentro allo stadio sotto la curva sud e prima della partita, adesso non me ricordo che partita era, Totti gli ha portato i fiori e piangeva e pure noi piangevamo tutti. Insomma quell’anno là, guarda che me fai dì, l’anno dei quattro derby persi, mio figlio ciaveva diciannov’anni, la patente l’aveva presa a diciott’anni e due mesi, ancora me ricordo, la memoria è strana, ma allo stadio guidavo io, sempre con la stessa sciarpetta. La macchina la mettevamo sempre nello stesso parcheggio, sempre dallo stesso parcheggiatore, che era uno che ciaveva i baffi lunghi, e gli davamo sempre gli stessi soldi. Ma poi ste cose le metti sul Messaggero? Ma solo su internet o pure sul giornale stampato? Perché così lo compro e lo metto da parte, ma mica perché so vanitoso. Continua a leggere »

Una poesia sull’amatriciana

domenica 28 Agosto 2016

amatrice

[Andrea Cardoni (grazie) mi manda questa foto e la ricetta, che copio qua sotto, degli spaghetti all’amatriciana opera di Raffaele, che è con lui nella tendopoli di Amatrice (se non ho capito male) e che «è un “tenace autodidatta da Francucciano, nella “conca di Amatrice”, tra il monte Gorzano e Cima Lepri, che ha composto e pubblicato poesie e scritti prosastici senza l’ausilio dei docenti”»]

Propongo un pasto d’ottimi spaghetti
col peperoncino, col pomodor,
guanciale a pezzettini lunghi e stretti,
con l’olio e un po’ di vino bianco. Ed or
ve ne trascrivo in versi la ricetta
che, in prosa, in un opuscolo ebbi letta.
Si metta in una teglia od in padella
peperoncin, guanciale ed olio, e al fuoco
si faccian rosolare dopo in quella,
poi di vin bianco ci s’aggiunga un poco.
Togli il guanciale, fallo sgocciolare
ponendol dove non si può freddare.
Poi prendi i pomodori maturati,
togliendo ad essi semi e tegumenti
e dopo aggiungili a listel tagliati
nel recipiente; sala gl’ingredienti
e mischia; fai bollire ancora un poco
tal salsa (alcuni minuti) sopra il fuoco.
Togli dal sugo poi il peperoncino,
rimettici il gradevole guanciale,
rimestola la salsa di suino
che differenzia la vivanda tale.
E dopo lessa al dente quella pasta
con copiosa acqua e sale quanto basta.
Poi scorsa tale pasta (ben scolare)
mettendola in un largo recipiente,
aggiungi il pecorino ed aspettare alcuni secondi; versa poi l’aulente
salsa, la quale il suo profumo emana,
su quella che or si chiama “amatriciana”.
Un giorno quel secondo Ferdinando,
dell’Ottocento quasi alla metà,
il suo vasto reame ispezionando
passò per Amatrice, dove là,
fu nel palazzo a pranzo convitato
da un De Leonardis, nobil di casato.
Ed ivi quel sovrano si mangiava
un piatto di spaghetti o maccheroni
con tale salsa: penso li elogiava
essendo profumati e molto buoni,
tanto che a don Nicol così ordinò:
“Dammene ancora una porzion, guagliò”.