L’unico rimedio
Per un certo periodo, quando Cecilia si era voluta sposare, non si erano più parlati. Troppo giovane, aveva detto lui, non ad alta voce, per qualche mese aveva borbottato che forse avrebbero potuto aspettare. Era stato il primo, poi, a riconoscere di aver avuto torto, e con l’arrivo dei nipotini, si sa, tutto cambia. Quando ti danno un nipote, perfino gli uomini che scopano tua figlia ti diventano simpatici.
Ecco, quando pensa cosa così orribili e ingiuste, capisce di aver raggiunto il fondo della tristezza. Più triste di così non riesce a immaginarsi. La sua specialità sono il panico, l’ansia, l’agitazione e l’affanno. Ma quando la prende questa tristezza odiosa, l’unico rimedio è chiudersi in casa a lavorare.
[Andrea Canobbio, Tre anni luce, Milano, Feltrinelli 2013, p. 293]