Ci giriamo tutti a guardare

lunedì 5 Febbraio 2018

Mangiamo i biscotti al bancone e parliamo. Senza dubbio Perry è bravo a parlare. Sembra un avvocato dinnanzi alla corte suprema. Poi, interrompendo una frase di quindici minuti, si rivolge al tipo dietro al bancone e gli domanda:
Questo posto è aperto ventiquattr’ore al giorno?
Sì, risponde quello.
Sette giorni alla settimana?
Esatto.
Trecentosessantacinque giorni l’anno?
Proprio così.
Allora perché ci sono delle serrature sulla porta?
Ci giriamo tutti a guardare.

[Andre Agassi, Open, traduzione di Giuliana Lupi, Torino, Einaudi 2011, p. 83]

Perché?

sabato 3 Febbraio 2018

Il tennis è lo sport in cui parli da solo. Nessun atleta parla da solo come i tennisti. I lanciatori di baseball, i golfisti, i portieri borbottano tra sé, ovviamente, ma i tennisti parlano con se stessi – e si rispondono. Nella foga di un incontro, i tennisti sembrano dei pazzi per la strada, che farneticano, imprecano e dibattono accesamente con il proprio alter-ego. Perché?

[Andre Agassi, Open, traduzione di Giuliana Lupi, Torino, Einaudi 2011, p. 12]

Successi

lunedì 7 Agosto 2017

C’è un libro che si intitola Il magico potere del fallimento, di Charles Pépin, che tra gli esempi di fallimento fa quello di Agassi, e della sua storia, raccontata nell’autobiografia Open, e io, quando ho visto che citava Agassi, pensavo che avrebbe citato una frase che, nell’edizione italiana dell’autobiografia, è a pagina 115, questa qui: «ho la sensazione di essere stato messo a parte di un piccolo, ignobile segreto – vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente». Invece Pépin non la cita, questa frase, e, in generale, per come l’ho capito io, nel libro di Pépin il fallimento è un modo per aver successo; che a uno che gli piace il fallimento, non dovrebbe piacergli per il successo, dovrebbe piacergli per il fallimento, secondo me. Comunque.

Due alternative

sabato 16 Giugno 2012

In questi giorni sto leggendo l’autobiografia di Andre Agassi, che si intitola Open, pubblicata in Italia da Einaudi, tradotta da Giuliana Lupi e ha una storia singolare, non il libro in sé la cui storia non la conosco, proprio la mia copia, quella che sto leggendo. Di Open mi aveva parlato Andrea Bajani, che mi aveva detto che era uno dei libri più strani e più convincenti che aveva letto negli ultimi mesi. Stavo per comperarlo, quando è cominciata la rubrica che Baricco tiene su la Repubblica, rubrica nella quale Baricco parla dei cinquanta libri più belli che ha letto negli ultimi dieci anni, e il primo libro che ha consigliato di leggere è stato Open, di Andre Agassi. Di conseguenza, Open, che era uscito nell’estate del 2011 e che da mesi non era più esposto sui banconi delle librerie, è tornato a essere esposto sui banconi delle librerie e in quella dove vado io, la Coop Ambasciatori, a Bologna, ce n’era una pila all’ingresso. Allora non l’ho più comprato. Continua a leggere »

Vincere

lunedì 11 Giugno 2012

ho la sensazione di essere stato messo a parte di un piccolo, ignobile segreto – vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente.

[Andre Agassi, Open, traduzione di Giuliana Lupi, Torino, Einaudi 2011, p. 215]