J’ai oublié
Oggi, intanto che andavo in bicicletta in via Battindarno, pensavo a quello che scriveva ieri Paolo, di quel testo di Jacques Bens, scritto sul modello di Je me souviens di Perec, che s’intitola J’ai oublié, e ho cominciato a pensare a quello che mi ero dimenticato.
E mi sono accorto che mi ero dimenticato i nomi di tutti i miei compagni di classe delle elementari, eccetto il mio compagno di banco che di cognome si chiamava Bufo.
E mi ero dimenticato come si chiamavano tutti i miei professori delle superiori eccetto tre: Kauber, Pizzarotti e Bassignagni.
E mi ero dimenticato tutti gli affluenti del Po, sia di destra che di sinistra.
E mi ero dimenticato come si mettono le marce ridotte dentro un camion militare.
E mi ero dimenticato, nella partita doppia, se un’entrata di cassa va in dare o in avere.
E mi ero dimenticato la maggior parte delle canzoni che ho saputo a memoria nella mia vita, prima tra tutte Erba di casa di mia, che a ricantarla confondevo le strofe.
E mi ero dimenticato tutte le preghiere che mi avevano insegnato, compreso il Padre nostro.
E mi era dimenticato tutte le poesie da sapere a memoria alle elementari, anche una bellissima di Alfonso Gatto che a un certo punto diceva Ogni uomo è stato un monello, pensate, un libero uccello, tra alberi, case e colori, ora è solo un signore tra tanti signori.