Quando non scrivo
domenica 8 Aprile 2018
Rilascio delle interviste… all’ospedale: se mettete un registratore sotto il mio letto per due o tre ore, io racconto ai miei compagni di stanza tutto quello che so: le storie strane, l’estetica, tutto. /…/
Quando non scrivo, è allora che scrivo di più. Quando passeggio, quando cammino, quando faccio un monologo interiore, quando assorbo non solo quello che sento e che è interessante ma anche ciò che matura dentro di me.
Il monologo interiore diventa una necessità di scrivere, è una forma di confessione /…/, come se qualcuno mi dettasse, e il mio unico ruolo fosse quello di ricopiare.
[Bohumil Hrabal, Spaccone dell’infinito, trad. di Zuzana Schnöblingova e Alexandra Vlada Mastero, Hestia, Cernusco Lomb., s. d., pp. 19, 30 ]