La birreria

venerdì 4 Novembre 2022

Signor Hrabal, qual è la cosa che ama di più?

La birreria. Si potrebbe dire che si tratta di una specie di riflesso condizionato, Pavlov potrebbe tranquillamente liberare i suoi cani e condurre i suoi esperimenti sul signor Hrabal. Appena arrivano le sette di sera, comincio a guardarmi intorno in cerca del cappello o del berretto e il punto non è che ho voglia di andare in birreria, ma che non posso proprio farne a meno. Più volte mi sono trovato davanti al dilemma morale di scegliere tra una passeggiata in compagnia di una bella fanciulla o la birreria. E finora ha sempre la birreria.

[Bohumil Hrabal, Compiti per casa. Riflessioni e interviste, a cura di Alessandro Catalano, traduzione di Laura Angeloni, Torino, Miraggi 2022, p. 98]

Sul fondo

martedì 19 Maggio 2020

Ho inchiodato rotaie, fatto il capostazione, offerto polizze assicurative, ho lavorato come commesso viaggiatore, operaio di acciaieria, imballatore di carta da macero e macchinista teatrale. Quello che volevo era sporcarmi con l’ambiente, con la gente comune, e trovarmi a vivere, ogni tanto, l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano.

[Bohumil Hrabal, La perlina sul fondo, a cura di Alessandro Catalano, traduzione di Laura Angeloni, Torino, Miraggi 2020 (foto di Hana Hamplová)]

Benvenuti

domenica 18 Novembre 2018

Mi ricordo che il ventidue o ventitré agosto del 1968 ero in fila al forno di Piazza Strossmayer e che dopo due ore mi avrebbe dovuto sostituire mia sorella. Mi ricordo che non è arrivata, che me ne sono andato e che poi a casa mi hanno sgridato.

Mi ricordo che me ne sono andato dalla fila soprattutto perché prima di pranzo volevo avere il tempo di leggere le scritte sui muri. Mi ricordo delle scritte Via gli occupanti, Dubček, non arrenderti e Con l’Unione sovietica per l’eternità, ma nemmeno un secondo di più. Mi ricordo anche la scritta Un elefante non può ingoiare un riccio, che non avevo capito del tutto, e un’altra che mi piaceva molto, Compratevi una paletta, è arrivata un’epoca di merda.

Mi ricordo una battuta: Si incontrano due tizi. Uno dice: “Brežněv è in ospedale”. L’altro gli chiede: “Come mai?”. E il primo gli fa: “È inciampato in un martello e gli si è infilata la falce nel culo”.

Mi ricordo un’altra battuta sotto forma di indovinello: “Perché quest’anno a Mosca non si è tenuta la parata militare? — Perché tutti i soldati che avevano gli scarponi si trovano in Cecoslovacchia”.

Mi ricordo una storiella secondo la quale nella redazione di un giornale avevano cacciato il correttore di bozze perché nel programma della radio non aveva individuato un errore: invece di “programma su V. I. Lenin” nella rubrica era comparso “prodramma su V. I. Lenin”.

Mi ricordo una storiella secondo la quale il direttore della prigione di Praga aveva passato un guaio perché aveva fatto mettere sul portone la scritta “Benvenuti!” in occasione della visita ufficiale di una delegazione dall’URSS.

[Patrik Ourednik, Anno 24, traduzione di Alessandro Catalano, il testo completo è qui: clic]

Domani

sabato 17 Novembre 2018

A me piace molto presentare i libri di Patrik Ourednik perché decide lui quello che devo dire e quello che devo leggere, mi manda la scaletta e io non devo far niente, solo andare lì a sentire com’è bravo. Domani, al Castello sfrozesco, a Milano, alle 10 e 30, c’è anche Alessandro Catalano.

18 novembre – Milano

lunedì 15 Ottobre 2018

Domenica 18 novembre,
a Milano,
al castello sforzesco,
in sala Weil Weiss,
alle 10 e 30,
con Patrik Ourednik
e Alessandro Catalano
parliamo di
Istante propizio, 1855.

La storia è benevola

sabato 8 Settembre 2018

Alla fine dell’incontro con Patrik Ourednik al festivaletteratura, nell’aula magna dell’università di Mantova, una signora ha chiesto, a Ourednik, a Alessandro Catalano e a me: «Questo incontro si intitola “La storia è anche benevola, distrugge quanto più può”, cosa ne pensate voi di questo titolo?».
Io ho riposto che non lo sapevo, che l’incontro si intitolava così, che pensavo che fosse una presentazione del lavoro di Ourednik al pubblico italiano; Catalano ha detto che anche lui, non lo sapeva, che l’aveva scoperto in quel momento, che l’incontro si intitolava così. Ourednik ha risposto: «Questo è un titolo che l’ha pensato un intellettuale».
E con questa parole è finito l’incontro con Patrik Ourednik al festivaletteratura, nell’aula magna dell’università di Mantova.

8 settembre – Mantova

sabato 8 Settembre 2018

Sabato 8 settembre,
a Mantova,
al Festivaletteratura,
alle 16 e 45,
nell’aula magna dell’univeristà,
La storia è anche benevola,
distrugge quanto può,
con Patrik Ourednìk e Alessandro Catalano,
costa 6 euro.

Più forte

lunedì 19 Dicembre 2016

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«Lei pensa?» gli chiese con voce insicura.
«Io penso anche quando non voglio. È più forte di me».

[Patrik Ourednik, Caso irrisolto, traduzione di Alessandro Catalano, Rovereto, Keller 2016, pp. 29]

La ruota della Storia

sabato 17 Dicembre 2016

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La tranquillità del quartiere era dovuta anche alla presenza del parco. Non era adatto alla prostituzione e per gli spacciatori era troppo lontano dal centro. Se non fosse stato per il numero crescente di svitati che, alle prime ore del mattino e nelle tarde ore pomeridiane, si dedicava a un’attività denominata Djo-ging, che aveva sostituito gli esercizi ginnici davanti alla finestra spalancata con il panorama della fabbrica, solo poche cose, suggerivano che anche qui la ruota della Storia si era mossa.
L’unica prova lampante dell’impetuosità della Storia poteva essere individuata nella spianata di cemento artificialmente rialzata all’interno del parco. Nel punto in cui un tempo si stagliava il generalissimo Stalin, vittima del XX Congresso del PCUS, si ergeva ora un enorme pendolo, che rappresentava, con uguale proporzione di forza meccanica e simbolica, il movimento del tempo. Nel corso del penultimo anno del secolo scorso, elevato dai media al rango di ultimo, era stata temporaneamente installata sul pendolo una banda luminosa, dalla quale gocciolavano i secondi che separavano la città dalla supposta fine del secolo. Tra il primo gennaio e l’ultimo dicembre del 1999, dall’ex monumento del generalissimo Stalin erano così sgocciolati 31.536.000 secondi. Dalla presunta fine del secolo ne sono poi sgocciolati altri 111.758.400, uno identico all’altro, tutti ugualmente perplessi. Ma oggi, amici, possiamo ormai parlare del secolo scorso senza partito preso, in modo distaccato e a mente fredda. Nei libri di storia il generalissimo ha preso posto accanto a Pericle e la bomba atomica è finita nel capitolo dedicato all’evoluzione e ai cannoni di legno della battaglia ci Crécy. Non che i secondi del nuovo secolo scivolassero via in modo più intelligente, ce ne scampi Iddio, ma magari, rifletteva a volte Dyck con una tenue speranza, il prossimo sarebbe stato l’ultimo. Non è pensabile che questo esperimento duri per sempre. In quanto ex studente delle facoltà di scienze naturali e in seguito conoscitore della vita dei carabidi, Dyck aveva coscienza che la natura offre alternative. Magari è il turno delle formiche O delle meduse. Questo sì che provocherebbe [Patrik Ourednik, Caso irrisolto, traduzione di Alessandro Catalano, Rovereto, Keller 2016, pp. 13-14]

[Patrik Ourednik, Caso irrisolto, traduzione di Alessandro Catalano, Rovereto, Keller 2016, pp. 20-21]

Le parole giuste

mercoledì 7 Dicembre 2016

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Dyk aveva l’abitudine di pronunciare sentenze che provenivano dalla sua zucca, abbellendole con fonti inventate, di solito bibliche. Aveva già da tempo compreso che, in Cechia, la ripetizione di qualcosa già detto da altri viene considerata la più alta manifestazione di intelligenza. Un tempo, all’epoca in cui raccoglieva coleotteri nei parchi, si assumeva la paternità delle sue sentenze («come dico sempre…»), ma non aveva mai suscitato altra reazione che sorrisi imbarazzati. Un giorno gli era venuto in mente di aggiungere «Libro di Rut, 4,6» – ed ecco che tutti gli sguardi attorno si erano illuminati, quelli delle donne di ammirazione, quelli degli uomini di invidia. Da allora aveva sempre fatto così. «La notte è l’annuncio dell’alba. Levitico, 2,10» diceva alzandosi dalla sedia e prendendo commiato da una serata. «Scava nella sabbia, troverai te stesso, Ecclesiaste, 17, 5» esortava una collega di lavoro che un giorno o l’altro contava di scoparsi. «Il padre tuona ad alta voce, ma, ahimè, il figlio non lo sente. Gilgamesh, canto terzo», consolava un vicino che si era lamentato del figlio adolescente.
Nemmeno stavolta aveva mancato l’effetto voluto. La signora Prochazka emise uno sbuffo di gioia e gettò a Dyk un’occhiata ammirata.
«Ah, lei!» commentò. «Lei sì che sa sempre trovare le parole giuste».

[Patrik Ourednik, Caso irrisolto, traduzione di Alessandro Catalano, Rovereto, Keller 2016, pp. 13-14]