Un giro in libreria

martedì 2 Ottobre 2018

Nella nota biografica del nuovo libro di Alessandro Baricco, che si intitola The Game (con la G maiuscola) c’è scritto che «I barbari, libro fondamentale per capire il nostro tempo, è uscito nel 2006».
Ecco, io l’ho letto, I barbari, quasi tutto, ma il nostro tempo, devo dire, ho l’impressione che mi sfugga.
Baricco, invece, devo confessare, mi sbaglierò, mi sembra di averlo capito.

Avventure in Salaborsa

domenica 16 Ottobre 2016

Baricco Barnum

Le cose più avventurose che mi sono successe, nei 53 che son stato al mondo, mi sono successe con mia figlia, che di anni adesso ne ha 12, e che quando ne aveva 7, una sera, le stavo cantando Genova per noi, per farla addormentare, e era un po’ che cantavo, e pensavo dormisse, invece si era voltata, mi aveva guardato, mi aveva detto «Scusa, mi ero addormentata». O quando una volta, con lei, d’estate, a Viareggio, avevamo scritto una cosa che faceva così: «Il fieno nel fienile, il baro nel barile, il maschio nel maschile, il corto nel cortile. il servo nel servile, la sedia nel sedile, il vino nel vinile». O quando una volta, avrà avuto quattro anni, eravamo a casa sua, e lei, in salotto, gattonava sulla spalliera del divano, e io le avevo detto «Secondo me non va bene, che fai così», e lei si era fermata, mi aveva guardato, ma cattiva, e mi aveva detto «Tu non devi dirmi Secondo me, tu devi dirmi Non va bene».
Questa cosa mi è tornata in mente l’altro giorno a Bologna quando sono andato alla biblioteca Salaborsa a vedere la presentazione del libro di Alessandro Baricco Il nuovo Barnum. Era un giorno che, a Bologna, c’erano contemporaneamente le presentazioni di Alessandro Baricco e di Piergiorgio Odifreddi e io, dovendo scegliere, sono andato a vedere Baricco che un po’ mi interessava lui, un po’ mi interessava Il nuovo Barnum. È un libro che raccoglie gli articoli che Baricco ha scritto negli ultimi vent’anni, «Tutti tranne quelli brutti» ha detto lui l’altra sera, e mi ha fatto venire in mente Aldo Buzzi che, in un’intervista, alla domanda «Che cibi le piacciono?» aveva risposto «Tutti quelli buoni». Nella prefazione al Nuovo Barnum, che si intitola Freaks, pistoleri e illusionisti, Baricco ha, in un certo senso, scelto, tra questi articoli belli che ha antologizzato, quelli che gli piacciono di più, attribuendo ad alcuni di essi «con la modestia che abitualmente mi si riconosce» un valore «profetico». Che è già una cosa notevole, mi viene da dire. Uno che pubblica un libro con le cose migliori che ha scritto negli ultimi vent’anni e ci mette una prefazione dove dice «Lì son proprio stato profetico» è uno che ha del coraggio, mi viene da dire. Quell’articolo in cui è stato profetico è un articolo sull’11 settembre del 2001, dove Baricco scrive, a metà circa, «e allora chi è stato?», e non risponde, e poi conclude «Penso che tutto questo assomiglia molto a una storia di fantascienza», che è una cosa che a me ha fatto venire in mente un articolo di Carlo Fruttero dove Fruttero dice che quello che ha visto sullo schermo della sua televisione, l’11 settembre del 2001, «era effettivamente una copertina di Urania: due grattacieli stroncati da due aerei, fiamme, fumo, gente che si gettava dalla finestra, l’America under Attack». «Avremmo pubblicato un romanzo del genere?» si chiede Fruttero (che, con Lucentini, ha fondato e diretto per anni la collana di fantascienza Urania). «Certo, – si risponde, – e, anzi, l’abbiamo fatto più di una volta»; e riguardo al fatto se queste siano state delle pubblicazioni profetiche, dice che quella dalla profezia è una questione «tediosa». Continua a leggere »

Come va il mondo

mercoledì 12 Ottobre 2016

Baricco Barnum

Per quello che ne capisco, i miei libri saranno presto dimenticati, e andrà già bene se rimarrà qualche memoria di loro per i film che ci avranno girato su.
Così va il mondo.

[Alessandro Baricco, Il nuovo Barnum, Milano, Feltrinelli 2016, p. 189]

Delle idee

sabato 16 Giugno 2012

In piazza Santo Stefano, a Bologna, il 14 giugno, il giorno che comincia il festival del quotidiano la Repubblica, la Repubblica delle idee, la prima cosa che vede uno che arriva è un chiosco che vende delle magliette con delle vignette di Altan stampate sopra, costano 20 euro, dei cappellini con il logo del festival la Repubblica delle idee, costano 10 euro, dei portachiavi con il logo del festival (5 euro), delle splllette (1 euro), delle matite (2 euro), dei bloc notes (5 euro). Delle tazze (non c’è mica il prezzo).
La prima cosa che sente è la voce di Riccardo Luna che dice che per questo festival c’è della gente che è lì da oggi pomeriggio, come per i concerti di Madonna, dice, in particolare c’è una signora che è venuta per Ezio Mauro. E le allunga il microfono, lì, sotto il palco, a questa signora, e lei dice che lei, quest’anno, ha compiuto cinquant’anni e ha deciso che è innamorata di Ezio Mauro. Viene da Pavia.
E poi sale sul palco Ezio Mauro, che dà la mano alla signora, non sembra per niente imbarazzato, e dice che questo è un festival che loro volevano fare da tempo, ma prima c’era un governo che era meglio non fare dei festival, e adesso invece finalmente i lettori del quotidiano la Repubblica potranno incontrare i loro giornalisti preferiti, che ciascuno ha il proprio giornalista preferito
Per esempio il mio parrucchiere, dice Ezio Mauro, è un fanatico di Merlo, mi chiede sempre Come sta Merlo? e io a Merlo gli dico sempre Vieni dal mio parrucchiere, e Merlo non viene mai, dice Ezio Mauro, e io penso che eran degli anni, che non sentivo pronunciare la parola parrucchiere, o parrucchiera, e che io sono abituato a dire Barbere o Pettinatrice, e pettinatrice mi piace moltissimo, non so perché.
Dopo c’è Riccardo Luna che dice a Ezio Mauro Ti faccio una domanda però non licenziarmi, che è una cosa che bisognerebbe forse ridere non ride nessuno. Continua a leggere »

Due alternative

sabato 16 Giugno 2012

In questi giorni sto leggendo l’autobiografia di Andre Agassi, che si intitola Open, pubblicata in Italia da Einaudi, tradotta da Giuliana Lupi e ha una storia singolare, non il libro in sé la cui storia non la conosco, proprio la mia copia, quella che sto leggendo. Di Open mi aveva parlato Andrea Bajani, che mi aveva detto che era uno dei libri più strani e più convincenti che aveva letto negli ultimi mesi. Stavo per comperarlo, quando è cominciata la rubrica che Baricco tiene su la Repubblica, rubrica nella quale Baricco parla dei cinquanta libri più belli che ha letto negli ultimi dieci anni, e il primo libro che ha consigliato di leggere è stato Open, di Andre Agassi. Di conseguenza, Open, che era uscito nell’estate del 2011 e che da mesi non era più esposto sui banconi delle librerie, è tornato a essere esposto sui banconi delle librerie e in quella dove vado io, la Coop Ambasciatori, a Bologna, ce n’era una pila all’ingresso. Allora non l’ho più comprato. Continua a leggere »

Traduzioni

venerdì 24 Febbraio 2012

Credo che un gruppo di traduttori stiano protestando con Alessandro Baricco e con Repubblica perché, in una rubrica curata da Baricco dove si segnala un libro a settimana, se il libro è straniero non viene indicato il traduttore.
Sembra che Baricco abbia detto che a lui certi libri stranieri sono piaciuti anche se eran tradotti male, che è una cosa che, secondo me, può anche essere; credo anche, però, che se fossero stati tradotti bene gli sarebbero piaciuti ancora di più, forse.
La protesta dei traduttori, devo dire, mi meraviglia, un po’; se uno non capisce il valore delle traduzioni, più che protestare con lui, a me verrebbe da dispiacermi, per lui.
Per esempio Kennedy, no?, il presidente, quello che era fidanzato con Marilyn Monroe, ma di nascosto, quando è andato a Berlino, che ha tradotto I am a citizen of Berlin, e l’ha tradotto con Ich bin ein Berliner, che, in realtà, sembra significhi Io sono un bombolone, come mi ha fatto notare, qualche settimana fa, Carlo Boccadoro, ecco, lui, non mi sembra che abbia tradotto molto bene, però quel discorso lì ha avuto successo, quindi, se si riduce la cosa al successo, avrebbe poi ragione Baricco, forse; dopo, però, quando gli han spiegato quel che aveva detto, Kennedy non lo so se ci è rimasto molto bene.