Sotto il letto della Battaglia

giovedì 28 Agosto 2014

L’altroieri, sotto il letto della Battaglia, a Basilicanova, ho trovato una scatola con la prima stampata di Le cose non sono le cose, che è il primo libro che ho pubblicato, nel 1999, e l’ho scritto nel ’98, e questa stampata conteneva anche una specie di capitolo che si intitolava Brevissima storia parziale dell’avanguardia russa che poi nel libro non c’è entrato e dentro c’era anche un testo di Kručenych che si intitolava Chissà quando e dove ci attende la morte che faceva così:

Un filosofo entrò nel gabinetto e non chiuse la porta. Alja aveva bisogno di entrare lì dentro. Trovò la porta non chiusa a chiave e fece per entrare, ma vedendo lì dentro il filosofo borbottò confuso delle scuse. “E perché non avete chiuso la porta a chiave?”. “Chissà quando e dove ci attende la morte – gli rispose il filosofo, – se avessi chiuso a chiave la porta e fossi morto, poi nessuno avrebbe potuto usare il gabinetto”.

[Da A. Kručenych, Porosjata (Porcellini), Mosca, 1913, in S. Vitale (a cura di) L’avanguardia russa, Milano, Mondadori 1978, p. 122]

Latte e budino

sabato 18 Luglio 2009

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prima di noi gli scrittori avevano una strumentazione del tutto diversa, ad esempio:

Po nèbu polùnoči àngel letèl
I tìchuju pèsnju on pèl.
[Un angelo volava nel cielo di mezzanotte
E cantava una canzone con voce sommessa*]

Qui la colorazione è data da questo esangue pe… pe… Come da quadri dipinti con latte e budino, non possiamo essere soddisfatti da versi costruiti su

pa – pa – pa
pi – pi – pi
ti – ti -ti
ecc. ecc.

[Aleksandr Kručenych, Velimir Chlebnikov, La parola come tale, in Giorgio Kraiski, Le poetiche russe del Novecento, cit., p. 101]
* Da una poesia giovanile di Lermontov

Le opere d’arte

venerdì 3 Luglio 2009

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1. che si scriva e si guardi in un batter d’occhi! (canto sciacquio danza, dispersione di goffe costruzioni, dimenticare, disimparare).
2. che si scriva difficilmente e si legga difficilmente, più scomodamente di come si infilano stivali appena unti o di come si muove un autocarro in un salotto.

[Aleksandr Kručenych, Velimir Chlebnikov, La parola come tale, ora in Le poetiche russe del Novecento, cit., p. 101]