Come finirà

venerdì 22 Febbraio 2013

Malgrado un apparente rifiorire delle panetterie, il pane è in decadenza dappertutto e l’espressione «buono come il pane» sta per non avere più senso. Finirà che diremo come gli inglesi «buono come l’oro».

[Aldo Buzzi, L’uovo alla kok, Milano, 2002 (2), p. 105]

E poi?

martedì 8 Gennaio 2013

Nonno: «Sta’ fermo, dove vuoi andare? Non vedi che è buio fuori? Fuori c’è il lupo… che ti mangia. Se caschi, qui in stassione non c’è il dottore».
Nipotino: «Non c’è il dottore?».
Nonno: «No, non c’è».
Nipotino: «E l’imbulansa?”.
Nonno: «Neanche l’imbulansa. Se caschi muori».
Nipotino: «E poi?».
Nonno: «E poi sei morto».
Nipotino: «E poi?”».
Nonno: «E poi vai al cimitero».
Nipotino: «E poi?».
Nonna (abbracciando teneramente il nipotino): «E poi ti mettono sottoterra».

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, Milano, Mondadori 1994, pp. 70-71]

Una proposta

mercoledì 2 Maggio 2012

«Come sta?» dissi.
«Ho preparato una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria di persone che mi dà fastidio in modo particolare.»
«Per esempio?»
«Per esempio quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla una seconda volta, dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo.»
«Accidenti!» dissi.
«Sì, ma non solo per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una seconda volta, dicono il metallo giallo. E la stessa pena per quelli che dopo il pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio. Ergastolo senza le solite riduzioni di pena» aggiunse. «E per quelli che prima dicono il papa – una paroletta breve che fa risparmiare tempo e fatica – e poi si buttano su Giovanni Paolo Secondo?»
«Ergastolo» dissi.
«Bravo. E per quelli che, dopo aver nominato Gelli, aggiungono sempre l’ex maestro venerabile della loggia P2?»
«L’ergastolo come sopra» dissi.
«No, la fucilazione».

[Aldo Buzzi, Una proposta da sottoporre al ministro della giustizia, in Tèchne, numero 20, p. 38]

L’università

martedì 10 Gennaio 2012

Čechov racconta che «un noto lirico, procedendo per la Mochovaja, dove era l’Università, abbassava il finestrino della carrozza e sputava sull’Università». Il motivo di questo disprezzo, espresso in modo tipicamente russo, non è riferito. «Il cocchiere» dice «era così abituato che ogni volta, passando davanti all’Università, si fermava.»

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit., p. 117]

Termine di paragone

lunedì 12 Settembre 2011

Sorprendente anche l’uso che del cetriolo come termine di paragone fanno gli scrittori russi: il principe (Anna Karenina) «conservava una freschezza che poteva essere paragonata a quella di un grosso cetriolo olandese, verde e lucido». Perfino una bella ragazza può essere paragonata (da Čechov) a un cetriolo: «Siete molto carina, […] mi ricordate un cetriolo salato di fresco; esso, per così dire, sa ancora di serra, ma giù racchiude un pochino di sale e il profumo del finocchio».

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit., pp. 107-108]

Gončarov e Lenin

venerdì 2 Settembre 2011

Gončarov, l’autore di Oblomov, e Lenin erano nati entrambi nella lontanta Simbirsk, sul Volga, che in onore di Lenin oggi si chiama Uljanovsk. Diceva Oblomov: «Io non mi sono mai infilate le calze da me, da che vivo, grazie a Dio!». E Lenin diceva: «La missione della mia vita è combattere Oblomov» e dietro Oblomov vedeva milioni di russi abituati a non fare nulla, «incapaci», come diceva Trockij, «di fare alcunché senza gli strati inferiori, senza la forza operaia, senza la carne da cannone, senza attendenti, domestici, furieri, autisti, facchini, cuochi, lavandaie, deviatori, telegrafisti, palafrenieri, cocchieri».

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit., p. 116]

Anche di gabinetti

sabato 28 Maggio 2011

Čechov si è occupato anche di gabinetti. «Come è noto» dice «la maggioranza dei russi tiene in assoluto disprezzo questo tipo di comodità. Nei villaggi non ci sono affatto gabinetti; nei monasteri, alle fiere, nelle locande e in ogni tipo di industria sono semplicemente schifosi». In Siberia il gabinetto si riduceva a un robusto bastone: per difendersi dai lupi.
Nel corso di un viaggio Čechov dormiva, in mancanza di meglio, in un vagone ferroviario di seconda classe abbandonato su un binario morto. «Durante la notte» scrive «sono sceso dal vagone per un bisognino e fuori era un’autentica meraviglia… La luna, la steppa sconfinata con i tumuli e il deserto; un silenzio di tomba, i vagoni e le rotaie che spiccavano nitidi nella penombra; il mondo sembrava morto.»

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit,. pp. 95-96]

I russi

venerdì 27 Maggio 2011

I russi come me li immaginavo dai romanzi (e dalle traduzioni): coi capelli rossi, come quasi tutti i personaggi di Čechov e Dostoevskij (perfino le mucche nei campi hanno il pelo rosso). Di solito tisici. Si raschiano spesso la gola. Si inchinano fino a terra. Si chiamano tra loro babbino, mammina, colombello, fratello, benefattore, Alta Nobiltà. Battono il piede in terra, come cavalli, quando si arrabbiano. Sputano in terra in segno di disprezzo. Vivono in genere al quarto piano (dei traduttori, che è il terzo). Passeggiano non su e giù ma da un angolo all’altro (della stanza).

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit,. pp. 91-92]

Non regge

sabato 30 Aprile 2011

È un ragionamento che non regge. Infatti, la terra di atterrare non indica il pianeta Terra ma semplicemente una superficie solida qualsiasi; come «a cavallo» si può essere non solo di un cavallo ma anche di un mulo, di un somaro, o di altre bestie, come la tigre, ancora più diverse dal cavallo iniziale. Oppure, per essere logici, vogliamo dire «a somaro» di un somaro?
Se fosse giusto allunare per la Luna, si dovrebbe dire avvenerare per Venere, ammartare per Marte, assaturnare per Saturno, applutonare per Plutone e, essendovi teoricamente miliardi di «punti di atterraggio», bisognerebbe, teoricamente, usare miliardi di verbi diversi per dire la stessa cosa.

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit., pp. 53-54]

In realtà

giovedì 28 Aprile 2011

In realtà, la parola deriva dal portoghese marmelada, che però significa marmellata di marmelos, cioè di mele cotogne. Di conseguenza, dicendo «marmellata di arance» si commette lo stesso errore (teorico) di quando si dice «bistecca di maiale», dato che bistecca (beefsteak) vuol già dire bistecca di manzo; oppure di quando si dice «a cavallo di un mulo», oppure «si asciugava i capelli con un asciugamano». Sono errori teorici, in pratica va benissimo così. L’ultimo di questi apparenti errori, cioè «atterrare sulla Luna», è stato corretto inventando il verbo allunare. Se sulla Terra si atterra, dicono, sulla Luna si alluna.

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, cit., p. 53]