Un metodo per ridurre le code

venerdì 8 Maggio 2020

Per ridurre le code davanti ai negozi uno degli ultimi sistemi adottati è riferito da Leonid Abalkin, membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze dell’URSS: “Prendiamo, per esempio, le salsicce”, scrive l’accademico. “C’è il tipo normale che costa 2 rubli al chilo e c’è il tipo di qualità superiore a 4,50 rubli al chilo. Davanti ai negozi che vendevano queste ultime c’erano sempre lunghe code. Abbiamo raddoppiato il prezzo (9 rubli al chilo) e la situazione è totalmente cambiata”.

[Aldo Buzzi, Tutte le opere, Milano, La nave di Teseo 2020, p. 122]

Il capoluogo ionico

martedì 2 Aprile 2019

Ho sentito una, per radio, che, dopo aver detto Taranto, per non ripetere Taranto ha detto «Nel capoluogo ionico» e mi è tornato in mente questo dialogo di Aldo Buzzi:

«Ho preparato una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria di persone che mi dà fastidio in modo particolare.»
«Per esempio?»
«Per esempio quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla una seconda volta, dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo».
«Accidenti!» dissi.
«Sì, ma non solo per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una seconda volta, dicono il metallo giallo. E stessa pena per quelli che dopo il pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio. Ergastolo senza le solite riduzioni di pena»

Salite, discese

martedì 2 Agosto 2016

Un debole per quasi tutto, Aldo Buzzi

Ecco alcuni degli antichi nomi cancellati, anche di recente, dalla toponomastica di Napoli (e sono solo quelli relativi a una serie di nuovi nomi di vie comincianti con De, come de Sica ecc.).
Seconda Traversa Stella, ora via Vittorio de Sica,
Vicolo Ritiro Purità a Foria, ora via Antonio de Curtis (Totò),
Via delle Sirene, ora via Raffaele de Cesare,
Via Settimo Cielo, ora via Luigi de Crecchio,
Vicoletto Fico a Foria, ora vico Annibale de Gasperis,
Via del Divino Amore, ora via Giuseppe de Blasiis,
Vicoletto Mezzocannone, ora via Enrico de Marinis,
Vico Carminiello a Toledo, ora via Carlo de Cesare,
Piazza dei Tribunali, ora piazza Enrico de Nicola…
Parallelamente vengono a poco a poco cancellati quei bellissimi nomi con cui a Napoli – come a Londra, dove però sono conservati con più cura – sono designate le diverse specie di vie, come: Traversa Graziella, Gradini Cinesi, Supportico Carminiello al Mercato, Cupa Toscanella, Vico Storto Concordia, Vico Rotto Carbonara, Angiporto dei Caserti, Passaggio Castello dell’Ovo, Contrada Calori di Sopra, Rampe del Campo. E ancora: Strettoia, Larghetto, Borgo, Vico Lungo, Piazzetta, Fondaco, Banchina, Scaletta, Salita, Discesa. Salita del Casale, Discesa del Cavone…
Qualcuno si chiederà come è possibile stabilire se una via non pianeggiante è una salita o una discesa. Al primo momento la domanda, per le difficoltà che prospetta, ricorda quella che molti cristiani rivolsero a Sant’Agostino: «Che faceva Iddio prima di creare il cielo e la terra?» alla quale domanda il santo, dopo aver cercato di cavarsela con una barzelletta, non riuscì a dare una risposta soddisfacente. Ma i napoletani hanno risolto (a suo tempo) anche il problema delle salite e delle discese basandosi semplicemente sul loro istinto.

[Aldo Buzzi, Un debole per quasi tutto. La lattuga di Boston e altri scritti, Milano, Ponte alle Grazie 2006, pp. 122-123]

Come sta

domenica 31 Luglio 2016

Un debole per quasi tutto, Aldo Buzzi

«Come sta?» dissi.
«Ho preparato una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria di persone che mi dà fastidio in modo particolare.»
«Per esempio?»
«Per esempio quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla una seconda volta, dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo».
«Accidenti!» dissi.
«Sì, ma non solo per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una seconda volta, dicono il metallo giallo. E stessa pena per quelli che dopo il pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio. Ergastolo senza le solite riduzioni di pena» aggiunse. «E per quelli che dicono il papa – una paroletta breve che fa risparmiare tempo e fatica – e poi si buttano su Giovanni Paolo Secondo?»
«Ergastolo» dissi.
«Bravo. E per quelli che, dopo aver nominato Gelli, aggiungono sempre l’ex maestro venerabile della loggia P2?»
«L’ergastolo come sopra» dissi.
«No, la fucilazione».
«Allora» dissi «andrebbero fucilati anche quelli che, a suo tempo, dopo aver nominato il generale Norriega, aggiungevano sempre l’uomo forte di Panama».
«Naturalmente» disse «e stessa pena per chi, a qualunque proposito da qualunque pulpito, usa la parola millennio».
«Di questo» dissi «forse sarà più difficile persuadere il ministro».
«Non importa. Io faccio la proposta. Se poi non la accettano, la vergogna ricadrà su di loro. Sto lavorando anche a un’altra proposta per punire tutti quelli che invece di ‘i gnocchi’ scrivono ‘gli gnocchi’. Non c’è nessuna difficoltà a pronunciare i gnocchi, come non ci sono difficoltà a pronunciare ignoto, ignorante, ignobile. Vedere, se dico ‘gli gnocchi’» dovrei anche dire ‘Alessandro Volta, l’inventore degli gnocchi di patate’».
«Ahi! Ahi! E chi introduce nei cervelli queste assurdità?».
«Sono certe maestre… le figlie di quelle che un tempo insegnavano a scrivere: ‘carne in iscatola’. Mi ricordo una carne in iscatola che era rimasta nelle prime pagine di Tempo di uccidere di Flaiano. Ho sostituito l’iscatola con una normale scatola e Flaiano mi ha ringraziato. La saluto. Parto. Vado in Isvizzera… Non si agiti. Sto scherzando. Buon lavoro».

[Aldo Buzzi, Un debole per quasi tutto. La lattuga di Boston e altri scritti, Milano, Ponte alle Grazie 2006, pp. 113-115]

Come scrivono gli svizzeri

domenica 31 Luglio 2016

Un debole per quasi tutto, Aldo Buzzi

Il salumiere di via T. si rivolgeva ai suoi clienti maschi di aspetto distinto (più o meno, ci fui anche io fra quelli) con queste due parole: «Caro amico». «Caro amico» diceva «lei certamente vuole il meglio per la sua tavola…»
Un giorno gli dissi che Emmental si scrive senza acca e lo invitai a correggere il cartellino che aveva infilzato sul suo formaggio, malgrado il nome fosse impresso correttamente sulla croste, come gli feci notare. Gli spiegai che in tedesco Tal significa valle e Emmental (e non Emmentha, con l’acca) la valle del torrente Emme, nel nord della Svizzera, dove appunto si fa questo formaggio apprezzato e imitato in tutto il mondo. Le mie parole non lo convinsero.
«Caro amico» disse «gli svizzeri scrivano pure come vogliono, ma qui in Italia questo nome si è sempre scritto con l’acca. Tutti i nostri gastronomi lo scrivono così e io non me la sento di essere un’eccezione».

[Aldo Buzzi, Un debole per quasi tutto. La lattuga di Boston e altri scritti, Milano, Ponte alle Grazie 2016, p. 13]

In campagna

sabato 30 Luglio 2016

Un debole per quasi tutto, Aldo Buzzi

Durante la rivoluzione furono aboliti tutti i titoli e i francesi dovettero chiamarsi «cittadino» o «cittadina». A Parigi poteva andare, ma in campagna?

[Aldo Buzzi, Un debole per quasi tutto. La lattuga di Boston e altri scritti, Milano, Ponte alle Grazie 2016, p. 13]

Arrabbiarsi

venerdì 29 Luglio 2016

Un debole per quasi tutto, Aldo Buzzi

Mio padre era un chimico. Andava da uno stabilimento industriale all’altro. Dopo qualche anno si cambiava città, scuola, lingua… Non all’estero, ma dalla Lombardia alla Toscana al Piemonte… Una maestra lombarda con lapis rosso, sui temi, certe espressioni toscane, giustissime. Inutile arrabbiarsi.

[Aldo Buzzi, Un debole per quasi tutto. La lattuga di Boston e altri scritti, Milano, Ponte alle Grazie 2016, p. 13]

Monumenti

domenica 7 Luglio 2013

buzzi

 

 

 

 

 

 

 

Altre malattie diffuse: le emorroidi, che un amico di Čechov curava tenendo nella tasca dei pantaloni un marrone di castagno d’India; e il tifo petecchiale, causato dall’immenso numero di pidocchi viventi allora in Russia, che eguagliava quello delle cimici e degli scarafaggi. Il pidocchio è stato il potente alleato di Kutuzov contro i francesi di Napoleone e, dopo la vittoria, avrebbe come lui meritato di ricevere dallo zar l’ordine di San Giorgio di prima classe e un monumento sul Nevskij Prospèkt.

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio, Milano, Mondadori 1994, p. 97]

Gor’kij

giovedì 16 Maggio 2013

aldo buzzi

 

 

 

 

 

 

 

 

Gor’kij (Aleksej Maksimovič Peškov) era molto (troppo) apprezzato da Lenin (che non tollerava Dostoevskij) e da Stalin. Anche Gide esagerò, nel discorso che fece nella piazza Rossa ai funerali dello scrittore: «Nessuno scrittore russo è stato più universalmente ascoltato. […] Egli prende il suo posto accanto ai più grandi».

Miglior giudice fu Tolstoj: «La madre non vale nulla». Anche Čechov: «Ho letto il finale di I tre, il romanzo di Gor’kij. Qualcosa di veramente bislacco. Se non l’avesse scritto Gor’kij, nessuno starebbe a leggerlo». Era amico di Gor’kij ma vedeva con chiarezza i suoi difetti. «Ancora un consiglio» gli scrive in una lettera. «Leggendo le bozze, cancellate, dove è possibile, gli attributi e gli avverbi. Voi mettere tanti attributi che il lettore difficilmente si raccapezza, e si stanca».

Gor’kij significa l’amaro.

«È amaro!» è il grido che risuona di continuo durante i banchetti nuziali. Ordina agli sposi di baciarsi.

«Ma scusate, che è mai questo? L’aringa è amara… e il pane è amaro. Non si può mangiare! Tutti: “È amaro! È amaro!” (Gli sposi si baciano)» (Čechov)

[Aldo Buzzi, Čechov a Sondrio e altri viaggi, Milano, Mondadori 1994, p. 126-127]

I denti d’oro, gli occhiali, la pancia

domenica 5 Maggio 2013

aldo buzzi

 

 

 

 

 

 

 

Quando ero piccolo, i denti d’oro, gli occhiali, la pancia mi sembravano segni di importanza, di bellezza. Al posto della pancia degli adulti avevo un buco, segno del fatto che non contavo niente.

[Aldo Buzzi, L’uovo alla kok, Milano, Adelphi 2002 (2), p. 37]