mercoledì 8 Aprile 2015
Mio padre era timidissimo, incavolatissimo, tra l’altro vestito da bambina, secondo me con un trauma psicologico notevole; è vero che allora si usava, ma è anche vero che mio padre era brutto, era brutto già allora, cioè nessuno avrebbe mai detto «che bella bambina» vedendo questo tizio col vestitino da femmina; e infatti lui si difendeva già allora leggendo: è lì che si nasconde dietro i libri già in questa foto.
[Lietta Manganelli e Ermanno Cavazzoni, Album fotografico di Giorgio Manganelli, Quodlibet, Macerata 2010, p. 12]
venerdì 28 Maggio 2010
78. Non gli piaceva che lo chiamassero professore. Gli amici dicevano «il Manga», perché si firmava «il Manga, il da poco, il da niente».
[Abum fotografico di Giorgio Manganelli. Racconto biografico di Lietta Manganelli, cit., p. 80]
martedì 25 Maggio 2010
69. Foto diabolica di mio padre. A Bologna non ha preso l’insegnamento al Dams perché a Bologna si mangia male, diceva, è un posto di patate lesse e di riso in bianco. Era stato chiamato al Dams con i buoni auspici di Luciano Anceschi, a cui scrive, poverino: «grazie, ma non ce la faccio, non ce la faccio proprio, non posso, non chiedermi questo, si mangia troppo male». E gli scrive poi anche in un’altra lettera «e tu voglioso gourmet, ti stai ancora strafogando di patate lesse e di riso in bianco?». Come per dire: mangiati tu ‘sta roba.
[Album fotografico di Giorgio Manganelli. Racconto biografico di Lietta Manganelli, cit., pp. 72-73]
sabato 22 Maggio 2010
Questa è una bellissima foto mentre esce furtivo dal salumaio, a Dogliani in Piemonte, nell’intervallo di una riunione Einaudi, dove secondo lui si mangiava troppo poco, e doveva andarsi a fare un panino, infatti si guarda in giro, «oddio se mi vedono…», soprattutto temeva ci fosse in giro Einaudi che magari gliene mangiava un pezzo, questa era una cosa che lui non sopportava, Einaudi era l’editore e il padrone, e durante i pasti allungava la forchetta nei piatti dei suoi autori per assaggiare, era cosa notoria e abituale, mio padre un giorno si è offeso mortalmente, ed è scappato. Alla ripresa della riunione, alle tre, Manganelli era scomparso, «dov’è?»; aveva preso un taxi e si era fatto portare in stazione, e con Einaudi non ha mai avuto più niente a che fare.
[Album fotografico di Giorgio Manganelli. Racconto biografico di Lietta Manganelli. A cura di Ermanno Cavazzoni, cit., pp. 67-8]
venerdì 21 Maggio 2010
Questo libro riproduce il pacchetto di fotografie che Giorgio Manganelli conservava in casa, abbastanza disordinatamente, e che sono passate alla figlia Lietta. Sono in ordine cronologico, come in un album di famiglia, e ne percorrono la vita.
I testi che l’accompagnano sono i racconti fatti a voce su suo padre da Lietta, mentre sfogliava e riordinava le foto: la sua vita, le sue manie, le cose buffe e caratteristiche, le leggende famigliari, i luoghi d’infanzia, le insofferenze furiose, le amicizie, i suoi famosi colpi d’umore; e compongono una specie di romanzo biografico in larga parte immaginario (e in parte anche molto sincero e affettuoso) su questo grandissimo, iperbolico e spesso comico scrittore italiano.
[Albrum fotografico di Giorgio Manganelli. Racconto biografico di Lietta Manganelli. A cura di Ermanno Cavazzoni, Macerata, Quodlibet, 2010, 103 pp., 14 euro]