Tre volte
Lei, privato cittadino, senza partito, poeta lirico, donna sola, incapace di accendere un fornello a gas senza l’aiuto di qualcuno, è stata per tre volte giudicata e condannata dal Comitato Centrale del partito al potere. Tre risoluzioni del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (dei bolscevichi)! Si può pensare che i bolscevichi non avessero altre preoccupazioni: cosa sono l’elettrificazione, l’alfabetizzazione, l’opposizione interna al partito, l’industrializzazione, la collettivizzazione, la guerra contro la Germania fascista, la restaurazione del paese! C’è l’Achmatova; lei sì, che è peggio dell’Intesa e di Hitler, di Trockij e di Bucharin. Senza alcuno sforzo da parte sua, i bolscevichi le riconobbero lo status di avversaria alla pari, le diedero (tre volte!) un mandato di potere, una lettera d’encomio, o come dicevano gli antenati tartari della poetessa, uno jalryk, un editto per regnare. Un cosa stupefacente, per i posteri.
[Achmatova bez gljanca (L’Achamtova senza fronzoli), a cura di Pavel Fokin, Sankt Peterburg – Moskva, Pal’mira 2018, p. 10]