Appunti da Pietroburgo

giovedì 23 Giugno 2016

Sono partito, dopo cinque minuti mi sono accorto che avevo lasciato a casa i biglietti del treno sono tornato indietro intanto che tornavo intanto mi dicevo Te non vuoi mica, partire. Poi son ripartito sono arrivato in stazione ho trovato Carolina abbiam preso il treno, sul treno ho finito di leggere In una stanza e mezzo di Brodskij che domani forse l’andiamo poi a vedere, la stanza e mezzo di Brodskij, che hanno aperto un museo, nella casa in coabitazione dove vivevano. Poi siamo arrivati a Milano a Milano abbiamo preso un altro treno siamo arrivati a Malpensa a Malpensa stavamo per partire eravamo già partiti, ma per il momento non c’era ancora niente, di Russia, nel viaggio, era come se partissimo per la Francia, o per il Messico, o per il Portogallo o per la Sardegna, per esempio. Poi al duty free ho comprato la grappa per il mio amico Al’bin davanti a me c’era una ragazza che ha comperato un paio di mutande di pizzo la commessa gliele ha messe dentro quelle buste di plastica dove metton le cose che comperi al duty free la ragazza le ha detto Ma me le devo mettere, e la commessa l’ha guardata le ha detto Senta, io le devo mettere dentro la busta, poi lei fa quello che vuole. Poi prima di partire ho incontrato Elisabetta di Traversetolo che andava in Australia che eran vent’anni che non la vedevo. Poi abbiam preso un aereo Aeroflot e qui le hostess parlavano russo, almeno. Poi c’era un panino con un affettato che non saprei dire cos’era aveva un colore rosato come quello del vino rosato e non era buonissimo, alla fine. Poi intanto che andavamo mi sono chiesto Non era meglio stare a casa? Poi c’era una ragazza russa che nelle cappelliere aveva messo una pizza, dentro il cartone della pizza, proprio. Poi siamo scesi, abbiamo cambiato i soldi, siamo montati sull’autobus la nostra guida ci ha detto Grazie che con questa crisi che avete avete trovato i soldi per venire in vacanza da noi in Russia. Poi ci ha detto che siamo i benvenuti di fare attenzione ai borseggiatori, soprattutto, ma di non preoccuparci che la città è piena di polizia che noi dalla polizia non abbiamo niente da temere che abbiamo la faccia da europei non abbiamo la faccia da uzbechi o qualcosa del genere. Poi ci ha detto di stare attenti che ci sono anche i drogati. Che io mi ricordo ho pensato Non era meglio stare a casa? E di non andare in piazza del fieno, ci ha detto, che è una piazza pericolosa che è piena di zingari, di armeni, di uzbechi, di gente che ti vendono del finto caviale che praticamente col sole diventa veleno se vuoi uccidere qualcuno quello è il regalo ideale, da fargli. Poi ha detto di lasciare i nostri soldi in stanza nella cassetta di sicurezza di pagare con la carta di credito ma non quella normale che la clonano quella prepagata, se ce l’avevamo. Poi ha ribadito che comunque possiamo stare tranquilli che la città è piena di polizia. Poi dopo siamo arrivati siamo andati in albergo abbiamo mangiato è cominciato il giro questa è una città meravigliosa, ho pensato. Che poi dopo tutte le storie, o quasi tutte, hanno la tendenza a organizzarsi in forma di lieto fine, ho pensato. E poi dopo prima di dormire ho comprato l’acqua minerale Borjomi che è l’acqua più gasata del mondo che io erano quindici anni, che non la bevevo.