Anche
e anche nel vestire, è una roba, sarò io che sono rimasto indietro, però, tanto sono lì, li vedi, è eleganza quella? non lo so, vanno in giro insaccati, dei bracaloni, ma anche le donne, a me sembrano tutti zingari, cosa vuoi che ti dica, sbaglierò io, perché poi è roba che costa, trecentomila, quattrocentomila, settecentomila lire, spendono tanti di quei soldi, per andare vestiti come zingari, ma siccome è roba firmata, perché se non è firmata non la vogliono mica, scherziamo? dev’essere tutto firmato, tutto, anche le mutande, sta buono, va là, che poi io non sono d’accordo, perché uno deve avere anche un po’ d’amor proprio, ma come, te lo devono dir loro com’hai da andare vestito? te non lo sai? a te ti va bene tutto, allora sei un bamboccio, non ti può andar bene tutto, dice bisogna andare alla moda, bisogna andare dove? che mi viene un nervoso, non siamo mica in caserma, d’andare vestiti tutti uguale, che io quelli che stanno alla moda, mi ricordo Fabio Morri, coglione, ti veniva vicino, senti questa stoffa, senti, senti che roba, senti, ti piace il disegno? bello, eh? che io, sì, ci tenevo anch’io, ma non andare leccato, da dare nell’occhio, a me non m’è mai piaciuto, io i vestiti nuovi non me li sono mai messi la domenica, un mercoledì, un sabato, un giorno purchessia, senza darci peso, e la riga ai calzoni, quella sì, la riga ai calzoni, dritta, con mia mamma delle litigate, dovevano cader giù, a piombo, che adesso invece litigano se c’è, non ci dev’esser la riga ai calzoni, io dico che sono diventati tutti matti.
[Raffaello Baldini, Zitti tutti!, in Carta canta, Zitti tutti!, In fondo a destra, Torino, Einaudi, 1998, pp. 76-77]