Anche l’inventore del telefono

sabato 27 Gennaio 2018

Lo scienziato italiano Guido Barbujani, in un libro che si intitola Questione di razza, chiarisce che le differenze genetiche tra Luciano Pavarotti e Nelson Mandela sono simili a quelle che ci sono tra Luciano Pavarotti e un modenese o un carpigiano qualsiasi.
Ma allora, alla fine dell’ottocento, queste cose non si sapevano, e anche adesso, a dir la verità, non tutti le sanno, se è vero che ogni tanto si parla di popoli che avrebbero «iscritta nel proprio DNA una particolare ferocia».
Io l’ho sentito detto al parlamento italiano da un deputato di Alleanza nazionale, del popolo slavo, il giorno della strage in cui sono morte la mamma e il fratello di Erika, la morosa di Omar. Il giorno dopo Erika e Omar hanno confessato che eran stati loro. Figura di merda.
Comunque Cristian Fuschetto, in Fabbricare l’uomo scrive che è evidente che, nella prospettiva di Galton, se si considera l’umanità come degli stock di persone, alcuni adatti, altri inadatti, tra l’allevamento (cioè il governo dell’evoluzione biologica) e la politica (cioè il governo dell’organizzazione sociale), smettono di esserci delle differenze sostanziali.
Infatti alcuni discepoli di Galton, per esempio il genetista americano Charles Davenport, auspicano per gli accoppiamenti umani quello che gli uomini fanno con i cavalli: una pianificazione scientifica dettata da parametri biologici e volta al perfezionamento.
Un altro discepolo di Galton, un francese, Georges Vacher de Lapouge, nel 1880, elabora uno studio su come realizzare l’uomo perfetto. E, a questo scopo, teorizza un programma di inseminazione artificiale aperto a un ristrettissimo numero di maschi di assoluta perfezione, che hanno il compito di inseminare tutte le femmine degne di perpetuare la razza.
E dieci anni dopo un altro discepolo di Galton, l’italiano Angelo Zuccarelli, conclude che l’unico modo per arrivare al perfezionamento sociale, per purificare la società, è far conoscere alle masse la nuova scienza, in modo che i tanti che si trovano in sventurate condizione di salute e costituzione organica chiedano essi stessi e sollecitino, spontaneamente, il mezzo sicuro della sterilità volontaria.
E lo stesso Galton, per mettere in pratica i principi eugenetici, propone i matrimoni selettivi, e la segregazione degli inadatti, e l’immigrazione selettiva.
Il criterio che Galton propone per scegliere tra adatti e inadatti è l’integrazione sociale, cioè, traduce Fuschetto, il successo. Una delle malattie che rendevano inadatti, una delle tare che gli eugenisti consideravano ereditarie era il pauperismo. Cioè: la povertà. Gli adatti, eran quelli che avevan successo, i ricchi; gli inadatti eran quelli che non avevan successo, i poveri.
Queste cose, allora, le insegnavano nelle università, a Londra, negli Stati Uniti d’America, in Svezia, in Norvegia, in Italia, in Svizzera.
Nel 1911 l’università di Oxford organizza il primo congresso mondiale di eugenetica e nella commissione di presidenza c’è, tra gli altri, Winston Churchill, che era allora ministro della marina militare, e Lord Alverstone, che era ministro della giustizia, e Charles Eliot, presidente dell’università di Harvard, e Alexander Bell, inventore del telefono.