Anche il businessman fa certe cose
André Breton ha affermato che lei è l’uomo più intelligente del XX secolo. Cos’è per lei l’intelligenza?
Mi piacerebbe che fosse lei a dirmelo. La parola «intelligenza» è assolutamente elastica. Vi è una forma logica o cartesiana dell’intelligenza, ma ritengo che Breton intendesse dire qualcos’altro. In realtà, dal suo punto di vista surrealista, considerava il problema in un modo molto più libero; l’intelligenza per lui era, in un certo senso, la penetrazione di ciò che per l’uomo normale è incomprensibile o arduo da capire. C’è come un’esplosione nel senso di certe parole: valgono molto più di quanto il dizionario non dica.
Breton è un uomo del mio stesso ordine, c’è una comunanza di punti di vista tra noi, ecco perché credo di capire la sua idea di intelligenza allargata, distesa, gonfiata, se preferisce…
Nel senso in cui lei stesso ha allargato, gonfiato e fatto esplodere i limiti della creazione secondo la sua «intelligenza».
Forse. Ma la parola «creazione» mi fa paura. Nel senso sociale, normale, del termine, la creazione è qualcosa di molto seducente, ma in definitiva io non credo alla funzione creatrice dell’artista. È un uomo come gli altri, che fa certe cosa, ma anche il businessman, ad esempio, fa certe cose. La parola «arte», al contrario, mi affascina. Se deriva dal sanscrito, come ho sentito dire, significa «fare». Tutti fanno qualcosa e coloro che fanno delle cose su una tela, mettendoci poi una cornice, si definiscono artisti. Un tempo venivano chiamati con una parola diversa, che preferisco: artigiani. Un tempo, quando Rubens aveva bisogno del colore blu, doveva chiederlo alla sua corporazione, che discuteva a lungo sulla quantità da accordargli. Allora i pittori erano realmente degli artigiani, e lo si può verificare dai contratti. la parola «artista» è stata inventata quando il pittore è divenuto un personaggio della società monarchica, e successivamente di quella moderna. Nel primo caso il pittore faceva cosa per qualcuno, il committente; nel secondo c’è qualcuno, il compratore, che sceglie tra le cose prodotte dal pittore. Nella società moderna l’artista conduce una vita più travagliata, ma in compenso è anche meno soggetto a costrizioni.
[Marcel Duchamp, Ingegnere del tempo perduto. Conversazione con Pierre Cabanne, traduzione di Angelica Tizzo, Milano, Abscondita 2009, pp. 11-12]