Al salone del libro
Al salone del libro di Torino di quest’anno c’è una sezione che si chiama Le parole del futuro. Avevano chiamato anche me e mi avevano chiesto di scegliere una parola che secondo me nel futuro l’avremmo usata più di quanto si usa adesso, però poi ci son stati dei problemi, non sapevo neanche bene di cosa parlare, abbiamo deciso che era meglio se stavo a casa. Infatti adesso sono a casa e, come succede, mi è venuto in mente di cosa avrei potuto parlare, se fossi andato. Avrei parlato dei non vedenti, o dei non udenti, o dei diversamente abili. Perché c’è mio amico, Ugo Cornia, che una volta mi ha detto che questi eufemismi, non vedente per cieco, non udente per sordo e diversamente abile per handicappato, secondo lui tra pochi anni saranno considerati offensivi, saranno sostituiti da altre espressioni un po’ più eufemistiche e più complicate, non so, delle sigle, per dire, H2O, e allora queste espressioni si libereranno della loro carica eufemistica e si potranno usare con piacere e senza il fastidio che si prova adesso che i ciechi, per esempio, io ne ho conosciuti, tra loro si chiamano ciechi, e se sentono uno che dice non vedente fanno una smorfia, ma leggera, di dispiacere.
[Dovrebbe uscire oggi su Libero]