A questo punto
A questo punto devo arrestarmi, o meglio, devo chiarire i miei dubbi: perché ciò che gli artisti russi di sinistra hanno scoperto cinquanta anni fa, adesso è quasi diventata l’arte ufficiale d’America.
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Ogni epoca ha il suo senso.
In Russia molti teorici del primo quarto di questo secolo cercarono di passare dall’astratto al concreto, dalla lingua transmentale alla teoria del soggetto, alla storia, all’intelligenza del significato, fino ad assoggettare al significato tutti gli elementi costitutivi dell’opera.
Ora invece ci si sforza d’allontanarsi dal fatto più importante dell’arte, dalla conoscenza del mondo, che dell’arte è la linfa vitale. E tutti i segni diventano incomprensibili se non fanno da semaforo alla vita dell’uomo nell’universo.
L’arte astratta dopo cinquanta anni, dopo la rivoluzione d’Ottobre, dopo il crollo del colonialismo, dopo i voli cosmici, e mentre si svolgono le consultazioni per il disarmo, rappresenta in generale l’uscita dal figurativismo, dall’esercizio semantico.
È interessante notare che i rotocalchi americani a colori sono semplicemente variopinti. Gli editori, quando stampano i quadri (lo si avverte molto nelle riproduzioni dei vecchi maestri) non rettificano i colori, li danno nell’irragionevole miscuglio di un cartellone pubblicitario. Lo stesso si può dire anche delle scatolette di conserva di cui tutti si nutrono. Brillano e odorano di lacca, e ciò che doveva essere arte s’è sfaldato nei ricordi dell’astrattismo. Ciò che era strada, ricerca, ciò per cui si faceva la fame, si è trasformato in una moda e nelle mistura di colori di una cravatta.
[Viktor Šklovksij, C’era una volta, cit., pp. 168, 169]