A ballare

venerdì 16 Gennaio 2015

sklovskij

La via dell’arte è un sentiero tortuoso, su cui il piede va avanti a tentoni, un sentiero che procede a zig-zag. Le parole si chiamano: la parola sente la parola come la guancia sente la guancia. I vocaboli si separano l’uno dall’altro e invece di quel blocco compatto che è la parola pronunciata automaticamente, espulsa come una tavoletta di cioccolata da un distributore automatico, sorge la parola-suono, una parola che è un movimento chiaramente articolato. Anche la danza è un movimento percepito, o meglio un movimento costruito in modo che lo si percepisca. Erodoto racconta la seguente storia: un giovane si lasciò talmente trascinare dalla danza in occasione delle sue nozze da mettersi a ballare su un tavolo, rovesciarvisi a testa in giù e scalciare in aria con le gambe. Adirato il re, padre della sposa, gli gridò: «Figlio di Tisandro, tu hai perso la moglie ballando!» «Non me ne importa» rispose lo sposo, e continuò a ballare.

[Viktor Šklovksij, Rapporti tra gli artifici della costruzione della trama e i comuni artifici stilistici, in Una teoria della prosa, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Garzanti 1974, p. 36]