La mia faccia
Non ho tenuto molte conferenze, anzi ne ho tenute pochissime; mi è capitato più volte che mi venisse richiesto di farlo, ma poi ho finito sempre per declinare l’invito. Il problema è che non mi piacciono e per di più non mi riescono bene. Invece ho fatto sempre, quotidianamente, delle lezioni accademiche e probabilmente in quello sono anche bravo. Purtroppo però volete che tenga una conferenza e tempo proprio di fare una brutta figura.
A dire il vero qualche tempo fa, quando Ōmura venne col proposito di chiedermi di tenere questa conferenza, io preferii lì per lì declinare l’invito perchè sapevo di non esserne in grado e accettare significava mettermi in un bel guaio. Tuttavia non ci fu maniera di farlo cedere: continuò a insistere con ostinazione. Voleva che lo facessi anche come favore personale e ripeteva che avrei potuto scegliere qualsiasi argomento.
Siccome io mi mostravo ancora perplesso, d’un tratto Ōmura disse che non dovevo per forza fare una conferenza. Chiesi allora che cosa avrei fatto se non una conferenza. Mi suggerì, tutto gentile, di presentarmi e mostrare a tutti voi la faccia: a quel punto, disse, mi avreste perdonato. Fu allora che io presi la mia decisione, mi dissi che non c’era da inquietarsi per una cosa del genere e trovai la forza per accettare. È così che oggi mi trovo qui. Purtroppo la mia faccia non è un granché. Davvero non posso limitarmi a mostrare il mio viso: una volta che mi trovo qui, proverò a raccontarvi qualcosa
[Natsume Soseki, I fondamenti filosofici della letteratura, in Il mio individualismo, traduzione dal giapponese di Gabriele Marino, :duepunti, Palermo 2010, pp. 60-61]