2 settembre 2006

lunedì 11 Ottobre 2010

Ieri pomeriggio, dopo pranzo, mi ero fermato nella mia stanza per scrivere il diario di ieri, cinque cartelle, sono arrivato all’incontro di Loi in ritardo. Che è una cosa strana, pensarci. Quelli che devono scrivere i diari, son quelli che non hanno tempo, di vedere le cose. Allora che diari scrivono? Anche quando son lì a vedere le cose, si devon fermare continuamente nella loro visione per prendere nota. I diari li dovrebbero scrivere quelli che non li devono scrivere, che loro sì, che han del tempo dentro la testa per vedere le cose nella loro interezza. Ma poi, se li scrivessero, diventerebbero quelli che scrivono i diari che non hanno più tempo, dentro la testa, di vedere le cose nella loro interezza. E allora? Questa cosa mi ricorda una lettera del grande scrittore russo Daniil Charms, ma andiamo avanti.
Dell’incontro con Loi, nella percezione frammentata che ne ho avuto, mi sono segnato «L’e al dì di morti, alegher». Poi mi sono segnato che Tessa era amico di Toscanini. Toscanini ha colpito la mia immaginazione frammentata per via che è di Parma. Anch’io sono di Parma. Anche Alberto Bevilacqua, del resto.
Poi mi sono segnato che la segretaria di Tessa si chiamava Irma, come mia figlia. Poi mi sono segnato «Disi che quan ven not / l’ünica / en i grapòt».
Poi mi sono segnato che Franco Loi è uno che sta bene nei suoi vestiti, nei suoi gesti, nella sua voce. Mi sembra uno che sta bene nella sua vita, mi sono segnato.
Poi mi sono segnato «Ciapa / la porta / e pröva / la biciclèta növa».
Poi mi sono segnato «Tü truck / tu truck. Titirlìk, titirlèk. Titirlìk, titirlèk». Poi mi sono segnato «El Besamon». E poi ancora «Tü truck / tu truck. Titirlìk, titirlèk. Titirlìk, titirlèk».
E poi ho pensato che senza che gli spiegassero niente, a sentire Loi che leggeva Tessa, uno capiva che la poesia è fatta di suoni. E questa cosa mi ha fatto venire in mente una lettera che lo scrittore russo Daniil Charms scriveva al suo amico Nikandr Andreevič, nel 1933. Ma andiamo avanti. Facciamo solo una piccola pausa che devo andare in bagno.

[Dalle bozze di La matematica è scolpita nel granito]