Scrittura emiliana.

Venička

mercoledì 20 Luglio 2022

Venička, il protagonista di un romanzo che mi piace moltissimo, Mosca Petuški, di Venedikt Erofeev, a un certo punto dice: «Io, se voglio capire, trovo posto per tutti. Io non ho una testa, ho una casa di tolleranza».

[C’è un pezzo mio sul numero in edicola di Domino]

Da quello

giovedì 9 Giugno 2022

Devi fare il bene dal male, perché si può fare solo da quello.

Robert Penn Warren

[Arkadij e Boris Strugackij, Picnic sul ciglio della strada, epigrafe]

Sulla porta del bagno

sabato 28 Maggio 2022

In Salaborsa, a Bologna, al secondo piano, sulla porta del bagno, c’è scritto, col pennarello nero: «Sono un uomo malato. Sono un uomo cattivo». L’inizio di Memorie del sottosuolo.

Non ce l’ho con te

sabato 21 Maggio 2022

Volodja nella casa sul Lungofiume nel 1993: clic

Un paletot

martedì 26 Aprile 2022

In lettere dei condannati a morte della resistenza ce n’è una di Bianchetti Giuseppe, operaio trentaquattrenne di Montescheno, in provincia di Novara, che fa così:

Caro Fratello Giovanni, scusa se dopo tutto il sacrificio che tu hai fatto per me mi permetto ancora di inviarti questa mia lettera. Non posso nasconderti che fra mezz’ora sarò fucilato; però ti raccomando le mie bambine di dar loro il migliore aiuto possibile. Come tu sai che siamo cresciuti senza padre e così volle il destino anche per le mie bambine.
T’auguro a te e a tua famiglia ogni bene, accetta questo mio ultimo saluto da tuo fratello
Giuseppe

C’è un poscritto:

Di una cosa ancora ti disturbo: di venire a Novara a prendere il mio paletot e ciò che resta. Ciau tuo fratello.

Nel saggio su Leskov, Benjamin dice che, quando si sta per morire, l’indimenticabile affiora d’un tratto nelle espressioni e negli sguardi del morente e conferisce a tutto ciò che lo riguarda l’autorità che anche l’ultimo degli uomini possiede, morendo, per i vivi che lo circondano. Questa autorità, scrive Benjamin, è all’origine del narrato, e quest’autorità, credo, fa sì che il paletot di Bianchetti Giuseppe sia memorabile come quello di Akakij Akakievič (illustrazione di Boris Kustodiev).

Il più sboccato del mondo

mercoledì 6 Aprile 2022

Il nostro popolo non è dissoluto, ma molto casto, malgrado sia senza dubbio il più sboccato del mondo; e su questa contraddizione, giustamente, vale la pena riflettere un po’.

[Fëdor Dostoevskij, La città più cupa del mondo, a cura di Verdiana Neglia, Fidenza, Mattioli 1885, p 72]

Ecco

giovedì 31 Marzo 2022

E gli studenti dell’accademia di Belle arti di Mosca che ho conosciuto nel 1993 vedevano tutte le puntate di una serie televisiva che si chiamava Sprut, La piovra, col commissario Cattani, e con loro mi sono trovato a cantare, intorno a un tavolo con sopra una bottiglia di vodka, due fette di pane nero e due pomodori, una canzone che non avrei mai pensato di cantare in vita mia, Un italiano vero, di Toto Cutugno, e lì ho capito che quello è il vero inno italiano e che sarebbe bellissimo se i calciatori della nazionale, al centro del campo, la mano sul cuore, cantassero «Buongiorno Italia gli spaghetti al dente, un partigiano come presidente, con l’autoradio sempre nella mano destra e un canarino sopra la finestra» e purtroppo non succederà mai.

Sempre domani, sempre sul Venerdì di Repubblica, sempre la mia Russia Sovietica

Un uomo malato

lunedì 28 Marzo 2022

L’inizio in russo è così: «Ja čelovek bol’noj…. ja sloj čelovek. Neprivlekatel’nyj ja čelovek. Ja dumaju, čto mne bolit pečen’».
Che, tradotto, più o meno suonerebbe:
«Io sono un uomo malato… Un uomo cattivo, sono. Un brutto uomo, sono io. Credo di esser malato di fegato.»
Che è un inizio dove Dostoevskij costruisce una specie di trottola sonora, nella quale il pronome, ja, io, il sostantivo, čelovek, uomo, e l’aggettivo, bol’noj, sloj e neprivlekatel’nij, sono sempre presenti nelle prime tre frasi ma si cambiano di posto, Ja čelovek bol’noj, Ja sloj čelovek, Neprivlekatel’nyj ja čelovek. È una cosa che fa girare la testa, dal tanto che è fatta bene, secondo me; con questa frase, quasi esclusivamente con l’involucro sonoro della frase, Dostoevkskij ci dà il carattere del personaggio; l’uomo del sottosuolo, contraddittorio disperato ridicolo così simile a noi, è già tutto qui: «Io sono un uomo malato… Un uomo cattivo, sono. Un brutto uomo, sono io. Credo di esser malato di fegato.»

[Giovedì 31 marzo, a Siena, all’università per stranieri, parlo dell’Uomo del sottosuolo]

Se così si può dire

domenica 13 Marzo 2022

a me dispiaceva tanto per quel ragazzo americano che aveva avuto la sfortuna di nascere negli Stati Uniti d’America, e pensavo che culo, se così si può dire, che ho avuto, a nascere nel paese migliore del mondo, l’Unione Sovietica.

[Domani, sul Foglio, traduco e riassumo una lunga intervista che Jurij Dud’ ha fatto a Boris Akunin]

Alcuni cartelli

venerdì 11 Marzo 2022

Uno gestiva il bagno pubblico della fermata Lima della linea 1 e aveva attaccato al muro alcuni cartelli:

UOMO: ORINATIOIO O,30 € – CABINA 0,50 €
DONNA: CABINA 0.50 €
PAGAMENTO ANTICIPATO
BUON NATALE

[Ristampato il Repertorio dei matti della città di Milano]