Venedikt Erofeev

lunedì 2 Luglio 2018

E questo è un libro, questo poema (ferroviario) di Venedikt Erofeev, dove sui treni i biglietti si pagano un grammo di vodka al chilometro, e i controllori vanno in giro con i bicchieri e se li fanno riempire dai passeggeri, e se un passeggero ha il biglietto vero e proprio gli altri passeggeri lo guardan malissimo.
E io ho un amico che si chiama Marco Raffaini e che ha fatto una tesi sulla vodka nella letteratura russa e nella sua tesi ha scritto che una volta c’era una sua amica, di Erofeev, che lo doveva ospitare e prima che arrivasse aveva pensato «Aspetta che nascondo tutti i profumi», che aveva paura che Erofeev le bevesse i profumi. Poi s’era scordata, di nasconderli, Erofeev era arrivato, lei era andata a lavorare, era tornata, era andata a guardare in bagno, non c’erano più i profumi. Allora aveva cacciato di casa Erofeev. «Mi ricorderò sempre il modo in cui mi guardava, – ha scritto anni dopo questa signora, – è uscito di casa guardandomi senza dir niente, ascoltava i miei insulti in assoluto silenzio con un’espressione beata e pacifica che mi faceva arrabbiare ancora di più». Dopo era arrivato il marito, di questa signora «Dov’è Erofeev?» le aveva chiesto. «Dev’essere andato dalla Petrova». «Ma non doveva venire da noi?». «È venuto, ma poi mi ha bevuto i profumi l’ho cacciato di casa». «Ti ha bevuto i profumi? – le aveva chiesto il marito, – E come ha fatto, che li ho nascosti io li ho messi in cantina?». Allora quella signora, aveva scritto Marco nella sua tesi, aveva chiamato Erofeev dalla Petrova, «Mi devi scusare», gli aveva detto. «Scusare di cosa?». «Che ti ho cacciato via perché pensavo che avevi bevuto i profumi». «Ma figurati, – le aveva detto Erofeev, – mi ero già dimenticato». «Anche te però, – aveva detto la signora, – non dicevi niente». «Eh, – aveva detto Erofeev, – mi dispiaceva per te, pensavo a come ci saresti rimasta quando ti saresti accorta che non ero stato io».

[Parte della lettura di domenica prossima, al Paolo Pini]