Una vita propria

giovedì 31 Maggio 2018

Noi la farem vendetta è un libro che prova a ricostruire quello che è successo nella piazza dei teatri di Reggio Emilia il 7 luglio del 1960. È un libro sulla violenza dello stato, ma è anche un libro sull’educazione dei bambini, ed è anche un libro sulle cose che scompaiono, sulla memoria, e su come la coltivano in certe piccole comunità, e su come se ti uccidono un fratello quando hai diciassette anni è un po’ come quando ti nasce un figlio; è anche un po’ un libro sull’Emilia, e, tutto sommato, in un certo senso, se non fosse un’espressione abusata, si potrebbe anche dire che è un romanzo d’amore.
Una volta il poeta russo Iosif Brodskij ha scritto «Il compito di un uomo, si tratti di uno scrittore o di un lettore, sta prima di tutto nel vivere una vita propria, di cui sia padrone, non già una vita imposta o prescritta dall’esterno, per quanto nobile possa essere all’apparenza». Ecco, quel che è successo a Reggio Emilia il 7 luglio del 1960 credo abbia a che fare anche con quella cosa lì, provare a vivere una vita propria, provare a esserne padroni.

[Un pezzetto del discorso Una vita propria che leggo il 7 luglio a Reggio Emilia, agli Stalloni, in via Campo Samarotto 10/e, alle 21, prima della proiezione del film Pertini combattente (ingresso gratuito)]