Una legge semplicissima

venerdì 26 Maggio 2017

Ieri sera, a Bologna, ho visto Oscar Farinetti che ha detto che lui farebbe una legge semplicissima per abolire l’anonimato su internet. E mi è venuto in mente un pezzo di Cavazzoni, dove Cavazzoni propone di abolire l’anonimato in letteratura, il pezzo comincia così: «Se dovessi dare dei consigli ad uno a cui viene voglia di scrivere, gli direi: parti dalle interiezioni, che forse sono la parte più negletta della lingua scritta: ah, ahimè, porco cane eccetera, sono la parte più trascurata e invisa alla scuola. Gli direi: parti da un bel “oh perbacco”, da cui poi ne consegue qualcosa; non ogni persona dice “oh perbacco”, e lo si dice in situazioni particolari, con addosso una carica di sorpresa e anche di perbenismo, per cui c’è già tutto un abbozzo di personalità del personaggio parlante, che se avesse detto invece “vacca d’un cane”, io lo avrei già classificato come un rozzo e un banale, con tutto quello che ne consegue, anche un po’ di schifo per una tale greve personalità. Preferisco in genere i tipi che dicono perbacco.
In ogni caso si ha non solo un abbozzo di personalità, ma è già partita una storia, perché dal perbacco (o dall’accipicchia, o da per la madosca ecc.) si è già avviata una situazione e un movimento: “Per la madosca”, disse Carlo…, e siamo già nel corso dei fatti, ma non come quei romanzieri che iniziano già in piena vicenda perché lo considerano più spregiudicato e moderno: “Era là, seduto al pianoforte…” (me lo sono inventato questo inizio, perché non avevo voglia d’alzarmi a cercare una citazione; dopo quando mi alzo la vado a cercare). “Era là seduto al pianoforte…”, e mi viene da dire: ma chi è questo lui? Non può uno che scrive precisare fin da subito di chi sta parlando? con nome, cognome, residenza ecc., e mi viene già l’impazienza e l’insofferenza. Adesso mi sono alzato e ho preso un libro che inizia così: “Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva”. Ma chi? dico io. E dov’è che succedeva? E poi quel sempre: ma sempre rispetto a cosa? È un inizio che già mi mette il nervoso, si capisce che è stato ben pensato perché sembri qualcosa di improvvisato, come una visione che appare in mente; invece è evidente che l’autore c’è stato molto a pensare, poi si è detto: entro subito a storia avanzata che ci faccio bella figura. E non capisce, l’autore, che uno di sentimenti normali chiude il libro e ci rinuncia per sempre a proseguire (“guarda qua cosa sono andato a comprare” pensa), perché un inizio così gli ha già guastato il pomeriggio, e infatti la prova è che anche a me adesso mi ha preso un malanimo. “Succedeva sempre che alzava la testa… e la vedeva”. Si noti che dopo che alzava la testa ci son tre puntini, “…e la vedeva”, e questa dev’essere una sottigliezza, che però ormai mi ha reso insopportabile anche solo stare in casa a leggere, e se fossi un depravato cocainomane e pedofilo, adesso andrei a buttarmi nella dissolutezza del vizio, magari ai giardini pubblici a insidiare una babysitter con la bambina. “Alzava la testa (tre puntini), e la vedeva”. Ma chi vedeva? per la miseria! Che qui capisco che è una prosa raffinatissima, con quei tre puntini di sospensione e questo “la” di “la vedeva”, che dovrebbe essere una visione, ancora sfumata, in modo che uno dica: quale intensità! questa sembra la Divina Commedia! No, forse un lettore ben disposto dice: che pulizia di parole! sembra ci sia passata una scopa: “Succedeva sempre, che alzava la testa… e la vedeva”, sembra ci sia passato anche l’olio per mobili, questo lo dico io, perché se invece incominciasse con: “Per la madosca, disse il tal dei tali, residente nel tal posto, vedendo la tal dei tali, nome e cognome, titolo di studio eventualmente, se ha malattie, ad esempio epiteliosi squamosa, perché quel per la madosca può essere nato dall’aver visto l’epiteliosi disseminata in zone come le ascelle o la piega tra braccio e avambraccio. Lo dico perché per la madosca implica già tutto uno stupore interpersonale, e così via». (tutto è qui: clic)