Una domanda

giovedì 6 Ottobre 2011

Vorrei fare una domanda
discorso su Parma
pronunciato al fuori orario
di Taneto di Gattatico
il 5 ottobre del 2011
in occasione di una serata
intitolata
Ma a Parma, cosa succede?

Buonasera. Si sente se parlo così? Grazie. Buonasera. No io volevo dire che ho chiesto di parlare per primo e non di parlare, in realtà, ma di leggere una cosa scritta perché l’argomento di cui parliamo stasera è un argomento che io, in un certo senso ne so poco, in un altro senso ne so troppo.
Cioè io, anche se sono di Parma, io ormai da quasi dodici anni abito a Bologna, son andato via nel ’99 poi per un anno son tornato a Parma proprio nel 2007 quando ci son state le ultime elezioni che è stato eletto un sindaco che si chiama Pietro Vignali che, tra le altre cose che ha fatto in questi anni, la cosa più recente che ha fatto è stato dimettersi mercoledì scorso; allora, quella cosa lì delle dimissioni, va bene, la so, ma le altre cose che ha fatto Pietro Vignali, prima come assessore poi come sindaco, a parte un periodo breve del 2007 che ero tornato a stare a Parma che lì ci ho tenuto dietro, gli altri undici anni, quello che ha fatto, probabilmente tutti quelli che sono qua dentro lo sanno meglio di me, e questo è il motivo che ne so poco.
Il motivo che ne so troppo invece è il fatto che io, anche se negli ultimi dodici anni ho abitato a Parma poco più di un anno io comunque son nato a Parma e ci ho vissuto una trentina d’anni e se comincio a parlare di Parma, cioè io son fatto così, che quando comincio a parlare a me viene automatico aprire delle parentesi, e dopo, quando parlo in pubblico, se parlo a braccio, mi vien molto difficile, una volta che ho aperto una parentesi e ci sono andato dietro ho finito il ragionamento l’ho chiusa, mi viene difficile di solito ricordarmi cosa stavo dicendo prima, e quando parlo con i miei amici è normale, glielo chiedo, Cosa stavo dicendo? gli chiedo, e delle volte, nel corso di una serata, mi succede anche sei o sette volte, solo che quando parlo in pubblico, non è che mi posso fermare e dire Cosa stavo dicendo? sei o sette volte, uno che parla in pubblico è bene che faccia un ragionamento che sale e che scende a seconda delle leggi della retorica e che abbia un verso non può fermarsi cinque o sei volte rivolgendosi al pubblico e chiedendogli cosa stava dicendo non è mica bello allora le volte che parlavo a braccio che chiudevo le parentesi e non mi ricordavo più quello che stavo dicendo io mi ricordo che quando mi succedeva io, intanto che con la testa cercavo di sforzarmi di ricordare quello che stavo dicendo, con la voce mi sforzavo di riempire questo vuoto con dei rumori dicevo Eeeeee…. oppure Mmmm… come se cercassi le parole per esprimere un concetto invece ero lì che proprio mi mancava, il concetto, mi mancava l’idea, mi mancava il verso, mi mancava tutto, cercavo solo di ricordarmi e di solito non mi ricordavo e dopo otto dieci secondi di questo silenzio di solito non reggevo più all’imbarazzo che si era creato dicevo la prima cosa che mi veniva in mente che di solito non aveva niente a che fare con quello che avevo detto prima e poi, quando avevo finito il mio intervento che andavo a casa, mettevo il piede sulla scala per uscire dal posto dov’ero, venivo colpito da quello che i francesi chiamano Esprit dell’escalier, cioè mi venivano in mente tutte le cose che avrei dovuto dire e non avevo detto stavo malissimo, e questa sera, ho pensato, che si parla di Parma, siccome a Parma io ci sono nato e ci ho abitato per più di trent’anni e di cose da dire ne avrei una marea se parlassi a braccio questo fatto che apro delle parentesi e poi mi dimentico mi succederebbe credo un sacco di volte io ho pensato che oggi, probabilmene, starei malissimo, se parlassi a braccio, allora ho pensato che probabilmente era meglio prepararmi un discorso ho chiesto a Franco Bassi se potevo fare un discorso di venti minuti lui mi ha detto Sì sì, se te parli un quarto d’ora all’inizio va bene, che io veramente gli avevo detto venti minuti, lui mi ha risposto un quarto d’ora, cioè gentile è stato gentile, è sempre gentile Franco, solo che nel suo esser gentile ha anche cercato di dirmi di esser sintetico, io cercherò, però su Parma, veramente, magari diciotto, diciannove, adesso vediamo, magari anche sedici, non lo so, intanto comincio.
Allora io, Parma, come dicevo, sono andato via dodici anni fa nel 1999 sono andato a stare a Bologna e quando sono andato via a me non sembrava vero, che dopo una settimana sarei andato a stare a Bologna non avrei abitato più a Parma.
Che io era da quando ero nato che se non ero all’estero ero a Parma. A Parma o in provincia di Parma. Io era una vita che fin da piccolo in casa al mattino si trovava la Gazzetta di Parma, che si leggeva la cronaca della città, la città di Parma, si sapeva tutto quello che era successo in città, a Parma.
Io non lo so, come farò, che sono abituato vedermi intorno tutte queste cose di Parma, pensavo dodici anni fa quando stavo per andar via da Parma. Per dire, al mattino, di solito, io faccio colazione con il prosciutto di Parma. Secondo me mi mancheranno, pensavo, queste cose di Parma. Il prosciutto di Parma, il formaggio di Parma, il parmigiano.
Tutta la stampa di Parma, la Gazzetta di Parma, il Giornale di Parma, il Corriere di Parma, la Tribuna di Parma. La Tribuna non l’ho mai letta, pensavo, non ha fatto in tempo ad aprire, è fallita subito immediatamente. E Tv Parma, pensavo, si vedrà a Bologna? E Radio Parma ci arriva, col ripetitore? Radio Parma mi mancherà, pensavo, Radio Parma.
Una volta su Radio Parma ho sentito un servizio dicevano che avevan scoperto dei documenti antichissimi che dimostravano che l’università più antica del mondo non era, come si credeva erroneamente fino ad allora, Bologna o Parigi, no, era Parma. Mi mancherà, questa città.
Magari ogni tanto ci torno, avevo pensato. Magari vengo a vedere una mostra. Che qui a Parma fan sempre delle mostre bellissime. Parma e il neoclassicismo. Parma e la rivoluzione francese. Parma e il liberty. Il futurismo a Parma, pensavo dodici anni fa prima di andare a stare a Bologna e questa idea qua, che quelli di Parma concepiscano un universo, non so come dire, Parmocentrico, è un’idea che è abbastanza diffusa, nel mondo, e devo dire che noi di Parma in questi ultimi anni abbiam fatto abbastanza per farlo diffondere ancora di più.
Per esempio io mi ricordo, sempre nel 1999 mi avevano invitato a Milano a un convegno dove intervistavano degli scrittori e dei poeti e dei pittori e dei musicisti sul nuovo millennio che stava per incominciare, il terzo millennio, vi ricordate la confusione che avevan fatto con questo fatto che doveva cominciare il nuovo millennio che sembrava che chissà cosa dovesse succedere invece poi, più o meno, è uguale all’altro, continuiamo a far le stesse cose, io ho smesso di fumare, per esempio, ma avevo smesso anche nel secondo millennio un paio di volte, non è una gran novità neanche questa, comunque allora eravamo nel 1999 non lo sapevamo, che il nuovo millennio sarebbe stato poco diverso da quello vecchio e allora ci avevano invitato, eravamo una cinquantina, tra scrittori, pittori, attori, musicisti, scultori, registi, eravamo in un teatro, a Milano, e ci chiamavano sul palco in ordine alfabetico e il primo era stato Davide Barilli, che, come saprete, è uno scrittore e giornalista di Parma che fa parte di una famiglia di artisti parmigiani, i Barilli, che hanno una casa famosa sul lungoparma dove abitano da decenni e uno di questi antenati di Davide Barilli è Bruno Barilli del quale poi parleremo dopo ma un attimo, che qui bisogna dir tutto entro diciannove minuti non è che si può tracciare un profilo biobibliografico accuratissimo e nemmeno accurato, di Bruno Barilli, che tra l’altro non sarei capace di farlo anche se se lo meriterebbe, secondo me, aveva anche una faccia singolare l’ho visto una volta dentro una foto che c’è sulla scala della corale Verdi che a me era sembrato Michail Bulgakov che avevo anche pensato
Cosa ci fa qua, Michail Bulgakov?, e invece era Bruno Barilli ma non divaghiamo eravamo a Milano nel 1999 dove c’era il nipote, di Bruno Barilli, che si chiama Davide che scrive sulla gazzetta di Parma e scrive anche dei libri e lui Davide Barilli in quell’occasione doveva dire quello che pensava sarebbe successo nel nuovo millenio, e lui, c’era una sala piena, ci saranno state duecento persone, aveva cominciato a dire che lui, più che al futuro, era interessato al passato, perché lui abitava in una casa piena di ricordi dove avevano abitato tutti quelli della sua famiglia che era una casa sul torrente Parma, aveva detto Barilli, torrente che divide in due la città, come la Senna a Parigi, aveva detto, e come aveva detto così tutta la sala, duecento persone, eran scoppiate a ridere, e lui aveva alzato la testa e aveva guardato la sala e aveva fatto una faccia come se si chiedesse Ben ma, perché ridete?
Ecco. Qualche decennio prima, Bruno Barilli, l’avo di Davide Barilli, aveva sceritto che i parmigiani sono un popolo facile ad accalorarsi, travagliato e pieno di una sinistra inclinazione musicale, un popolo turbolento e temibile, un popolo che disprezza il villlano, odia lo sbirro e massacra la spia dovunque la trova.
Tra queste due immagini, quella di Davide Barilli, che descrive Parma come una città divisa in due dalla Parma come la Senna Parigi, e quella di Bruno Barilli, che dice che i parmigiani sono un popolo facile ad accalorarsi, ecco a me, non so perché, secondo me queste due immagini coesistono ma, negli ultimi decenni, nel terzo millennio, è come se una avesse prevalso sull’altra. Non so se si capisce, forse non si capisce, faccio un esempio.
Nella campagna elettorale del comune di Parma del 2007, quando han chiesto al futuro sindaco Pietro Vignali qual era il progetto che maggiormente avrebbe impegnato la sua amministrazione se fosse stato eletto sindaco, Vignali ha risposto che lui e i suoi assessori avrebbero concentrato le loro forze, soprattutto, sul progetto della metropolitana.
Ecco a me è successo più di una volta, in questi anni, di raccontare, in giro per l’Italia, che a Parma, una città di 163.000 abitanti, volevano fare la metropolitana, e tutte le volte che l’ho raccontato la gente rideva, la stessa identica cosa della Senna a Parigi.
Qualche anno fa, poco dopo che Parma era stata destinata ad essere la sede dell’agenzia europea per l’alimentazione, a sud della città, su via degli Argini, è stato inaugurato un ponte sul torrente Parma, torrente che per buona parte dell’anno è in secca, altro che la Senna a Parigi.
Se siete passati da quelle parti, sapete che quel ponte colpisce per l’emormità della sua mole, se così si può dire, soprattutto rispetto alla modestia del paessaggio e delle abitazioni che lo circondano. A me, ogni volta che lo vedo, viene il mente il ponte di Brooklin come era riprodotto sulla confezione delle chewing-gum La Gomma del Ponte.
Adesso io non so se è vero, ma dicono che per l’inaugurazione di quel ponte, alla quale era stato invitato l’allora presidente della Agenzia per l’alimentazione, un belga, se non ricordo male, quando chiesero al presidente come gli sembrava il ponte, lui rispose “Bellissimo ponte, peccato che non avete il fiume”.
Ecco, secondo me, mi sbaglierò eh, ma noi di Parma, questi ultimi anni, nel nuovo millennio, a eleggere quella gente lì che è stata eletta, ci siamo un po’ fatti ridere addietro e questo modo di governare, e questo modo di pensare, questa mania di essere grandi, come la Senna a Parigi, di essere i primi, di essere ricchi, be’, questo modo di governare e di pensare, oltre che comico, e pericoloso, non ha molto a che fare con Parma così come la capisco io, e come mi sembra la capiva Bruno Barilli, con questo popolo Turbolento e temibile e pieno di una sinistra inclinazione musicale.
I miei nonni, per dire, erano molto poveri, mia nonna ogni tanto mi diceva, un po’ scherzando un po’ no: “In casa nostra c’era una miseria che quando siam diventati poveri abbiam fatto una festa”; ma avevan di bello, i miei nonni, che di quella povertà non si vergognavano. E non facevano mica ridere, a guardarli.
Invece questi qua, che occupano dei posti importanti, a guardarli, io non lo so, io le ultime elezioni, nel 2007, aprofittando del fatto che ero a Parma son stato attento a quel che dicevano, ci ho scritto anche un romanzo, sulle ultime elezioni di Parma, e anche per quello mi ricordo bene per esempio come è saltato fuori il nome di Vignali, come successore del sindaco precedente, Ubaldi, oggi presidente del consiglio comunale, me l’ha raccontata mio fratello, e mio fratello mi ha detto che non è stata una cosa immediata, perché subito, il primo a candidarsi, o a farsi candidare, era stato uno che si chiamava Lavagetto, che era già assessore ed è stato rifatto assessore anche in questa legislatura ma l’han poi sostituito per via che aveva una bolletta del cellulare troppo alta, che quella cosa lì non l’ho mica capita, abitavo già a Bologna, è successa poi dopo, invece prima, nel 2007, è successa una cosa che mi ha raccontato mio fratello e che poi io ho messo dentro un romanzo che si intitola Mi compro una Gilera che è un romanzo che fin dal titolo manifesta la sua parmigianità perché deriva dal celebre proverbio parmigiano Putost che tor mojera, am compor na Gilera, proverbio che in questo contesto non è necessario tradurre e del quale mi permetto di copiare tre pagine qua sotto dove mio fratello mi racconta cos’era successo, e faceva così:

Mio fratello mi ha raccontato che a una delle convention organizzate dai simpatizzanti del centrodestra, convention trasmessa in diretta da una rete locale di proprietà di un imprenditore edile, convention che è durata moltissimo fin da imbarazzare perfino il direttore di questa rete locale, direttore che di solito non si imbarazza di niente, m’ha detto mio fratello, la cosa più imbarazzante secondo mio fratello era il fatto di come l’associazione che aveva organizzato questa convention la tirava alla lunga, tre ore, per dire il nome del candidato sindaco che loro appoggiavano, soprattutto se si considera, diceva mio fratello, che il candidato sindaco che poi alla fine hanno rivelato, dopo tre ore che sono andati avanti a dire Adesso dopo diremo qual è il candidato sindaco che appoggiamo, e intanto facevano cantar dei bambini, Adesso poi non andate via diciamo chi è il candidato sindaco che per noi è il migliore, e intanto facevano parlare il responsabile dei giovani di questa associazione che faceva vedere dei grafici sugli iscritti alla associazione e si detergeva il sudore, Adesso portate un attimo di pazienza che poi vi riveliamo in anteprima il candidato sindaco che appoggiamo, e intanto davano la parola a un generale in pensione che era il loro responsabile della sicurezza e che spiegava com’era possibile rendere Parma una città più sicura e era difficilissimo togliergli la parola che si vedeva che la questione Parma città sicura lui l’aveva studiata in tutti i minimi particolari, Adesso tra poco saprete chi è il candidato sindaco che abbiamo scelto per queste importanti elezioni, dicevano, m’ha detto mio fratello, e intanto davano la parola alla responsabile delle donne della loro associazione che sfoggiava un tailleur color nocciola che faceva una gran bella figura, dopo tre ore di questa solfa il candidato sindaco che hanno rivelato che loro l’appoggiavano, questa associazione che aveva organizzato la convention, quel candidato sindaco lì era un assessore uscente che figurava quel mattino sull’ultima pagina del quotidiano locale, inteso come Gazzetta di Parma, in una pagina pubblicitaria che dava la mano al presidente di questa cosiddetta associazione che poi ci hanno messo tre ore per far sapere ai cittadini riuniti che il loro candidato sindaco era poi lui.
Ma la cosa più imbarazzante, di questa convention, secondo mio fratello, è stata la fine, quando il candidato sindaco che avevano scelto questa associazione, dopo un discorso cosiddetto fiume che cominciava con la sorpresa di essere stato scelto da questa associazione come candidato sindaco e finiva con un commmovente accenno ai suoi figli proprio nel momento in cui la telecamera andava a pescare sua figlia tra il pubblico, il momento più imbarazzante quando questo assessore uscente candidato sindaco in un tripudio di bandiere sia associative che di partito ha chiamato sul palco tutti i componenti della sua squadra di governo della città e si è accorto che un suo collega assessore uscente che si chiama Pietro Vignali e che di mestiere fa il commercialista, che forse non ne poteva più oppure aveva da fare delle denunce dei redditi, era andato via e a questo assessore uscente che era stato investito della candidatura a sindaco da questa associazione composta essenzialmente dai suoi amici, sembrava, mi ha detto mio fratello, gli è scappato detto, dentro il microfono, rivolto al vicesindaco uscente, lui sì componente fedele della squadra di governo della città che resiste fino alla fine all’imbarazzo al caldo e alla vergogna in nome del bene pubblico, gli è scappato detto, dentro il microfono, che si è sentito benissimo: Pietro è un deficiente.
Be’, adesso, il deficiente, l’han fatto lui, candidato sindaco.
Eggià.
Questo Pietro Vignali, che il suo collega aveva appena definito davanti alla cittadinanza riunita Un deficiente, l’unione industriali, m’ha detto mio fratello, il giorno dopo o pochi giorni dopo che il suo collega gli era scappato di dire che Pietro era Un deficiente, l’unione degli industriali di Parma hanno fatto una riunione hanno detto che loro, il candidato che sostenevano, era Pietro Vignali, proprio quello che il suo collega aveva appena definito Un deficiente.
Dopo, il giorno dopo, quando Tv Parma, di proprietà dell’unione industriali, questa cosa che l’unione industriali come candidato sindaco avevan scelto Vignali (che un suo collega assessore aveva definito poco tempo prima Un deficiente), quando Tv Parma l’han detto al telegiornale, il sindaco, Ubaldi, s’è arrabbiato.
Il candidato lo scelgo io, ha detto il sindaco Ubaldi, e Tv Parma, che i suoi telegiornali si trovano tutti su internet, se uno andava a cercare, quel giorno lì, e se uno lo va a cercare, ancora adesso, il telegiornale di mezzogiorno del 15 aprile del 2007 non c’è.
Dopo, un mese dopo, con una bella cerimonia che adesso io non c’ero non so dove è stata, forse in cattedrale, o forse al cinema Astra, o forse in piazza Garibaldi non lo so, comunque, un mese dopo, m’ha detto mio fratello che il sindaco Ubaldi ha detto, dopo aver convocato tutti i giornalisti del caso anche quelli di Tv Parma: Dopo lunga riflessione, pausa, come candidato sindaco, pausa, abbiamo scelto, pausa, Pietro Vignali.
Che i giornalisti si sono tutti sorpresi non si sarebbero mai aspettati, che il sindaco avrebbe scelto come suo successore un assessore che un assessore suo collega aveva pubblicamente definito Un deficiente.

Ecco. Allora, a me l’altro giorno mi ha chiamato il corriere della sera, mi hanno chiesto due cose, come è possibile che sia successa una cosa del genere proprio a Parma, e come possono fare i parmigiani a uscire da questa situazione.
Allora io più o meno gli ho risposto non gli ho detto proprio quello che pensavo, perché non son mica di Parma, loro, son di Milano bisogna spiegarsi tutta in un’altra maniera, invece stasera, con voi che siete la maggior parte di Parma e capite le cose più o meno come le capisco anch’io, a me mi viene da dire, ma oggi, a voi, non vi sembra incredibile che a Parma, la maggioranza dei parmigiani, abbia votato quella gente li?
Cioè, non vorrei che si pensasse che io voglio dire che si devon votare quegli altri. No. No no no no no no no no no.
C’è anche scritto, in quel libro lì, Mi compro una gilera, di una volta che sono andato a vedere, in campagna elettorale del 2007, il candidato sindaco degli altri insieme all’allora ministro degli esteri D’Alema, che non mi ricordo neanche come si chiama di nome, come si chiama, di nome D’Alema? Giuliano? No quello è Ferrara, come si chiama, D’Alema? Gianni? Ciriaco? Come si chiama? Non è Bettino è non neanche quell’altro, Silvano, che è un mio amico, e non è neanche Emilio, che è mio fratello, anche Veltroni, come si chiama, di nome, Veltroni, Giuliano? No quello è Ferrara, ero andato a vederlo in un posto che sembrava un albergo di Beirut, con lampadari di stalattiti di vetro e tutto in metallo laccato, se si può poi laccare il metallo, non lo so mica, lo ero andato a vedere, il candidato sindaco del centrosinistra, insieme a D’Alema, lo sono andato a sentire, D’Alema, il ministro degli esteri, e mi son guardato intorno, tra quelli che applaudivano, e non ho visto nessuno al di sotto dei quarantasei anni, e se qualcuno aveva meno di quarantasei anni era chiaro che era qualcuno che aveva dei problemi, come me, che avevo il problema che quando parlava il candidato sindaco del centrosinistra, che si chiamava Peri, che diceva che Parma doveva essere una qualificata grande città universitaria io non capivo perché Parma, che è una città di 163.000 abitanti, dev’essere per forza una grande città, io che ero tornato a stare a Parma proprio perché non era una grande città, io che mi piace Parma proprio perché non è una grande città, pensavo e intanto sentivo D’Alema, come si chiama, di nome?, che diceva che un grandissimo problema del nostro territorio è la grande sfida dell’immigrazione, e che si ha un bel dire l’integrazione, perché un conto è essere parte della borghesia intellettuale che vive a Prati, sentivo, e intanto pensavo che D’Alema, come si chiama, di nome? Fausto? no, quello è Cofferati, pensavo che D’Alema vive a Prati e che crede di essere un esponente della borghesia intellettuale, Ma quando ci incontriamo con uno che vive all’infernetto, con vicino i nomadi, sentivo che diceva D’Alema, cosa gli diciamo?
E io avevo pensato che gli avrei detto Buon giorno, mi saluti i nomadi, e mi apsettavo che Peri interrompesse D’Alema, l’allora ministro degli esteri, e gli dicesse Gli direi Buon giorno, mi saluti i nomadi, invece avevo visto che non lo interrompeva e avevo sentito quello lì, D’Alema, come si chiama, che diceva È vero, buona parte dei crimini sono legati all’immigrazione ma la colpa è della legge che han fatto quegli altri del centro destra, se così si può dire.
E io allora non avevo pensato niente perché a quella cosa lì ci avevo già pensato tante volte, e mi era sembrata una cosa così evidente, che è più difficile che gli esponenti della borghesia intellettuale facciano degli scippi non perché son più bravi, o più intelligenti, ma perché sono più ricchi, dei poveri.
E mi ero alzato e avevo lasciato il posto a uno degli over quarantasei che erano arrivati in ritardo e non aspettavano altro che qualcuno si stancasse e andasse a casa, e per un attimo mi era venuto il dubbio che quello che era in piedi dietro di me era un amico di come si chiama e che lui come si chiama quella frase lì l’avesse detta apposta per farmi alzare e lasciare il posto al suo amico, solo poi mi ero ricordato di una volta che avevo parlato di come si chiama con un signore di Piacenza che mi aveva detto, Ma come si chiama, lì, barbisino, riceliù, dicon tutti che è così intelligente, è così intelligente, è così intelligente, la prende sempre nel culo. Era meglio uno più stupido.
E allora, per concludere, e credo di aver parlato diciotto diciannove minuti, la colpa, che questi qua sono, come minimo, degli incapaci, la colpa, mi viene da chiedere, è loro, o è di quelli che li hanno votati? Sia gli uni, che gli altri. Secondo me, è anche di quelli che li hanno votati, e adesso si voterà ancora e andranno su gli altri e ci sarà un gran festeggiamento come a Milano con Pisapia, che io quando ho visto che hanno festeggiato l’elezione di Pisapia, a Milano, mi è venuto in mente quando festeggiavano Cofferati a Bologna e ho pensato Ma guarda che strano, i sindaci li festeggiano sempre quando cominciano il mandato e mai quando lo finiscono.
Allora, proprio così, per concludere, a me vien da dire che questi, i sindaci che ci sono stati e quelli che ci saranno e che ci hanno raccontato e che ci racconteranno tutte le balle che si son sentiti e si sentiranno in dovere di raccontarci, che Dio li perdoni, poveretti, ma noi, dobbiam proprio crederci? Dobbiam poi dare la colpa a loro? Dobbiam farci ridere dietro anche noi come loro? È indispensabile?
Secondo me non è indispensabile.
Ho finito.