Un maiale

domenica 21 Agosto 2011

– Ah, è qui anche lei? – aveva detto d’un tratto Tarant’ev, rivolto a Alekseev, mentre Zachar pettinava Oblomov. – Non l’avevo vista. Come mai è qui? Che gran maiale che è quel suo parente. Era un bel po’ che glielo volevo dire…
– Che parente? Io non ho parenti, – rispose timidamente lo sconcertato Alekseev sbarrando gli occhi su Tarant’ev.
– Ma quello là, quello che lavora là, come si chiama… Afanas’ev si chiama. Come sarebbe che non è suo parente? È, suo parente.
– Io non mi chiamo Afanas’ev, ma Alekseev, – disse Alekseev, – non ho parenti.
– Sì, adesso non siete parenti. È come lei, non sa di niente, e si chiama anche lui Vasilij Nikolaič.
– Quant’è vero Iddio, non siamo parenti. Io mi chiamo Ivan Alekseič.
– Be’, è lo stesso, è come lei. Solo che lui è un maiale; glielo dica, la prossima volta che lo vede.
– Non lo conosco, non l’ho mai visto, – disse Alekseev aprendo la tabacchiera.
– Su, mi dia del tabacco! – disse Tarant’ev. – Ma è tabacco comune, non è francese? Proprio così, – disse sputando. – Perché non è francese? – aggiunse poi, severo. – Sì, io non ho mai visto un maiale come il suo parente, – continuò. – Ho preso in prestito da lui, son già due anni ormai, cinquanta rubli. Be’, è una gran cifra, cinquanta rubli? Come si fa a non dimenticarsene? No, se lo ricorda: dopo un mese, da qualsiasi parte lo incontri: «Allora, il debituccio?» dice. Mi ha scocciato. E se non bastasse, arriva ieri da noi in dipartimento: «Lei, dice, dovrebbe aver preso lo stipendio, adesso mi può restituire I soldi». Io gli ho dato lo stipendio, ma l’ho svergognato davanti a tutti in un modo che ha fatto fatica a trovare la porta. «Io sono povero, ne ho bisogno!». Come se io non ne avessi bisogno! Son forse un riccone, io, che possso privarmi di cinquanta rubli per lui? Su, dammi un sigaro, compaesano!