Un inizio

sabato 4 Settembre 2010

Buonasera. Si sente? Grazie.
No io volevo dire che, intanto mi presento.
Mi chiamo Paolo Nori, sono di Parma, vivo a Bologna, di mestiere scrivo dei libri, e questo è il quinto anno che mi chiamano a fare i diari e uno potrebbe pensare Be’, se è il quinto anno, cosa ti presenti a fare, be’, io mi presento lo stesso. No perché qui, secondo me, succedono delle cose strane.

Già una cosa strana è che quest’anno, a differenza degli altri anni, io di solito arrivavo sempre il giorno che il festival iniziava, cioè venerdì, o, al massimo, giovedì, invece quest’anno, siccome mi han chiesto di fare anche dei laboratori di scrittura, sono arrivato al lunedì.

Che come cosa non è poi neanche così strana, la cosa strana è successa poi dopo.

Che io sono arrivato lunedì e siccome il festival praticamente non era ancora iniziato lunedì a mezzogiorno noi quando siamo arrivati a Seneghe c’eravamo io, Cesare, che è il ragazzo che era venuto a vedere questa piazza per mettere in opera quell’installazione di Marras che c’è lì sul tetto, e c’era anche un suo amico architetto che l’ha accompagnato che si chiama Giancarlo, se non mi ricordo male, allora c’eravamo noi tre che siamo arrivati qui all’una di lunedì e dovevamo andare a mangiare solo che il ristorante era chiuso non sapevam dove andare allora Flavio, Flavio Soriga, che voi conoscete, ha telefonato a una signora se ci preparava da mangiare e questa signora è stata molto gentile gli ha detto di darle un’ora di tempo che ci faceva qualcosa di presentarci alle due.

Allora alle due noi ci siam presentati, è una signora che abita qui, appena sopra il corso, io sono entrato ho detto Piacere, Paolo, mi chiamo Paolo, cosa dovevo dire, poi Cesare è entrato ha detto Piacere, Cesare, poi è entrato Giancarlo ha detto Piacere, Giancarlo, e la signora ci ha fatto entrare, ci siam lavati le mani, ci siam seduti a tavola, e la signora ci ha guardato ci ha detto, come se improvvisamente si fosse ricordata qualcosa: Ma non doveva venire anche Paolo Nori?

E io l’ho guardata le ho detto Eh. Sì. Infatti è venuto. Sono io.

La signora è stata un attimo in silenzio poi mi ha detto Ah, mi scusi mi scusi.

Che io, magari è una cosa da niente, però aveva un tono, a dire Mi scusi mi scusi, che io, non mi ha mica convinto. Non so. Che io vengo qua tutti gli anni, ormai son cinque anni, un po’ qua mi conoscono, poi lei, se ha detto Ma non doveva venire Paolo Nori, si vede che l’aveva presente, chi era Paolo Nori, solo che aveva presente un Paolo Nori che non era mica io che è una cosa che a me, devo dire la verità, non mi era mai successa.

Che subito ho pensato Si vede che sono invecchiato. Che io ho quarantasette anni, e quarantasette anni, adesso non è che sian tantissimi, ma uno, magari, non lo so, l’anno scorso ne avevo quarantasei, cioè, non c’è una gran differenza, però magari ho avuto un crollo, che son cose che possono anche succedere. Che uno pensa Ma così, da un momento all’altro? Eh, lo so che è strano, però i crolli, si chiamano crolli per quello, per via che succedono da un momento all’altro, un crollo non è che può esser graduale, allora dovrebbe essere una frana, ma poi neanche, uno smottamento, un lento smottamento, può esser anche graduale, uno scivolamento progressivo, ma un crollo, se uno ha un crollo, per esempio nella faccia, o in generale nel fisico, un minuto prima la faccia gli stava su, il minuto dopo gli è data giù, e arrivederci.

Può anche darsi che mi sia successo così. Non so. Andiamo avanti.

[Inizio del diario del Cabudanne de sos poetas di venerdì 3 settembre 2010]