Tutto quello che volete

giovedì 28 Giugno 2018

Per due ore, da solo, mi ero tormentato e estenuato fino al punto che i miei nervi non sopportavano più le paure che mi creavo da solo. Avevo cominciato allora a calmarmi e a fare perfino dei progetti.
Dunque… Le visite, dicono, adesso sono insignificanti. In campagna macerano il lino, le strade sono impraticabili… “È proprio adesso che ti porteranno l’ernia”, aveva rimbombato una voce severa nella mia testa. “perché con le strade impraticabili uno col raffreddore (malattia facile) non viene, invece uno con l’ernia lo portano, stai tranquillo, caro collega dottore”.
La voce non era mica stupida, vero? Mi era preso un colpo.
“Taci,” avevo detto alla voce, “non è detto che sarà un’ernia. Cos’è questa isteria? Quando si è in ballo, bisogna ballare”.
“Chi rompe paga, e i cocci sono suoi”, aveva risposto la voce, cattiva.
Quindi… non mi separerò mai dal manuale… Se devo prescrivere qualcosa, posso pensarci intanto che mi lavo le mani. Il manuale sarà aperto sul registro dei pazienti. Prescriverò delle ricette utili, ma semplici. Non, so, natrii salicinici in polvere 0,5 grammi tre volte al dì.
“Puoi prescrivere del bicarbonato di sodio”, aveva detto il mio interlocutore interno, e era chiaro che mi prendeva in giro.
Cosa c’entra il bicarbonato di sodio? Prescriverò anche l’infuso di ipecacuana… da 180. O da 200. Prego.
E allora, anche se, nella mia solitudine, sotto la lampada, nessuno pretendeva da me l’ipecacuana, avevo sfogliato, vile, il prontuario farmacologico, avevo controllato l’ipecacuana e, di sfuggita, avevo letto anche meccanicamente che al mondo esisteva una certa “insipina”, che altro non era che “solfato dell’etere digliocolico di chinina”… E sembrava che non sapesse di chinino! Ma a cosa serviva? E quando si prescriveva? E cos’era, una polvere? Che andasse al diavolo?
“Sì, ma, lascia stare l’insipina, con questa ernia, dimmi, cosa vogliamo fare?”, mi aveva incalzato, ostinata, la paura in forma di voce.
“Lo metto nella vasca da bagno, – mi difendevo accanitamente, – nella vasca da bagno. E provo a ridurla”.
“Stozzata, angelo mio! Cosa c’entrano, qui, le vasche da bagno, che vadano al diavolo! Strozzata – cantava la paura con voce demoniaca. – Bisogna operare”.
Lì mi ero arreso e ero quasi scoppiato a piangere. E avevo mandato una preghiera al buio al di là della finestra: tutto quello che volete, ma non un’ernia strozzata.

[Michail Bulgakov, Memorie di un giovane medico, lo leggo domenica a Milano]