Terzo

lunedì 8 Novembre 2010

Terzo almanacco della settimana scorsa
(settimana dal 1 al 7 novembre 2010)

Ringrazio di cuore il barista del Ninn Bar di Tonara per aver salvato il mio cane da un tentato pestaggio da parte di un gruppo di ragazzini.
Nicola P

Ogni giorno un corteo con sedicenti disoccupati blocca le strade e le stazioni di Napoli e si scatena in atti vandalici. In realtà, in molti casi si tratta di persone con un reddito da «lavoro nero» o illegale: lo dimostra il fatto che nessuno manifesta nel mese di agosto e nel periodo natalizio. Tutto questo non fa che discriminare i disoccupati veri e quanti meritano un impiego.
Carlo Farnese

Egregio direttore, della serie “come siamo messi” nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, eccole un esempio ordinariamente allucinante da Infojobs.it, sito specializzato, il cui motto è: “Trovare lavoro non è mai stato così facile”, tsè. Arriva in data 25 ottobre da un’agenzia interinale, l’annuncio: “Per studio commercialista – in Cremona – selezioniamo impiegata con esperienza in contabilità semplice e ordinaria, conoscenze fiscali per dichiarazioni dei redditi, in grado di arrivare fino al bilancio”. Fin qui tutto bene. Si sottolinea: “Donna, no problemi di età”. Qui benissimo. Spesso le donne devono rispondere a domande personali su matrimonio e figliolanza, poste illegalmente oltre che stupidamente, visto che si può mentire. Ma ecco la descrizione: “In studio ci sono 4 dipendenti più un collaboratore esterno che non è sempre presente, per cui la candidata non deve avere un carattere eccessivamente forte (come la Dilda), ma avere spirito di collaborazione”. A parte che carattere forte e spirito di collaborazione non sono incompatibili. Ma “la Dilda”? Forse la Dilda è una che non si lascia mettere i piedi in testa dagli ignoranti? E la privacy? L’annuncio arriva per e-mail in automatico a centinaia di persone; Cremona è piccola; gli studi non sono poi molti e il nome Dilda non è popolare quanto Maria… Soprattutto, il rispetto delle persone e dei lavoratori? Roba da denuncia.
Michele Aglio

Nelle cronache di Oristano si metteva in evidenza il numero, pare particolarmente alto, delle vedove. Non so da quanti anni, a causa della legge sulla Privacy, nella nostra carta d’identità, alla voce “Stato civile”, non c’è più scritto «vedova», bensì «libero». Come me, tante mie amiche si sono sentite “offese”. Tanti anni di matrimonio, magari con famiglia numerosa, la vedovanza e tutti i problemi che abbiamo affrontato per onorare Dio, la Patria e la famiglia: tutto cancellato con una sola definizione! Ma se ti arriva un vaglia a nome del (coniuge) defunto, e sulla carta d’identità non risoluti «vedova», i soldi non puoi incassarli, se tra gli impiegati nessuno ti conosce. O se non hai conservato qualche documento vecchio, come quelli che mi è capitato di esibire davanti a impiegati increduli. Naturalmente, ora tutti i documenti delle donne hanno solo il cognome e nome di nascita… Ma che cosa siamo, col nostro «stato libero» di oggi?
Silvia Franzi, vedova Virdis – Oristano

Ma quanto è bello Marco Borriello? Me lo metterebbe in copertina una di queste settimane?
firmato: B.

Il 9 luglio scorso è purtroppo mancata mia moglie, che era intestataria di una piccola auto, immatricolata nel 1998. Come eredi, io e i miei figli siamo obbligati ad effettuarne la voltura a noi per successione, entro sei mesi dal decesso. La pratica, ripeto obbligatoria, ci costerà 360 euro per imposte che dipendono non dal valore dell’auto (nel nostro caso molto vicino a zero), ma dalla sua potenza. Come si può definire, senza scendere nel turpiloquio, un sistema tributario che specula sui morti?
LEONARDO LIBERO

Signor direttore, le porgo subito i miei complimenti sull’approfondimento della questione dei parrucchieri/estetisti cinesi. In passato, infatti, pubblicare certi articoli si rischiava di essere additati come razzisti. Nel contesto dell’articolo del 3 novembre spiega in perfetto modo la questione. Complimenti anche all’Apla, nella persona della signora Pollari, che si sono esposti, senza problemi, al fatto. Il punto principale è spiegabile con una parola: professionalità. Infatti, sminuire il nostro operato con attegiamenti di pseudo clienti, che pasta pagare poco e tanti saluti a decenni di battaglie per aumentare lo spessore professionale della categoria, ha innescato una risonanza giornalistica immediata. Questo fa bene alla categoria, alle associazioni e a tutti i giovani colleghi che lavorano con passione. E per i miei colleghi cinesi spero di incontrarli, anche loro, nelle nostre riunioni di aggiornamento, per conoscerli e stringerci la mano. Guardando avanti in un futuro di rispetto e di regole uguali per tutti.
Alessandro Donelli

L’uomo è arrivato alla luna. Ma Abbanoa non riesce a sistemare la rete idrica di via Del Redentore e traverse a Monserrato.
Una lavandaia

Ad Ancona, la salma di una persona abbia la sventura di decedere in prossimità di un gruppo di giorni festivi, viene equiparata ad un rifiuto ingombrante da smaltire (ad esempio un vecchio frigorifero scassato) e, allo stesso modo, viene messo in deposito e avviato allo smaltimento: infatti, siccome l’azienda (anconambiente, la stessa che raccoglie i nostri rifiuti tutti i giorni) che ha in appalto i servizi funerari i giorni festivi non lavora, in quei giorni, le salme delle persone che decedono, non vengono tumulate e sono stoccate temporaneamente nella camera mortuaria del cimitero di tavernelle, in attesa che arrivi il loro turno per essere poi trasportate al cimitero definitivo per la tumulazione.
Solo che l’attesa avviene in un antro spoglio, imbiancato alla meglio, con l’umidità alle pareti, senza riscaldamento.
E il trasporto dei nostri cari avviene su mezzi a dir poco indecorosi.
È quanto accaduto alla mia cara zia Malvina, una donna battagliera e indomita, che a 68 anni (gli ultimi 5 trascorsi a combattere accanitamente la leucemia) ha avuto la stravagante idea di morire di domenica, a ridosso del 1 novembre.
Martedì 2, dopo il funerale, tra lo sgomento di noi familiari, la bara è stata stoccata nel deposito di cui sopra, assieme ad altre 2 salme; una delle due era di un giovane poco più che trentenne e la sua mamma, per poterlo piangere, si era dovuta sedere su una delle due travi scrostate che sorreggevano le bare. Alle 16,15 ha fatto buio e, non vedendo nessuno in giro, abbiamo dovuto accendere noi le luci della stanza, scegliendo l’interruttore giusto da un quadro elettrico che ne conteneva altri 5 o 6. Siamo andati via alle 17 (ora di chiusura del cimitero) senza che nessun custode si degnasse di farci visita.
Mercoledì 3 novembre, finalmente, è giunto il turno di tumulazione della zia. La ditta di pompe funebri che si era occupata del funerale si è offerta di effettuare il trasporto da Tavernelle al cimitero di Paterno, il paese dove ha vissuto la giovinezza la zia Malvina: permesso negato. Ben altro trattamento l’aspettava! Infatti la bara è stata caricata dentro un furgone di anconambiente, un ducato bianco con il logo della ditta, come fosse un vecchio elettrodomestico che non serve più.
I familiari, già gravati dal dolore della perdita di questa donna (mamma, nonna e sorella), hanno dovuto subire l’umiliazione di seguire in corteo il furgone indecoroso della nettezza urbana contenente le spoglie della cara mamma attraverso i luoghi che amava, in mezzo a persone ignare del suo passaggio e che, perciò, non hanno potuto tributarle segni di rispetto e affetto che meritava: lo scoprirsi del capo, il segno della croce, una breve preghiera.
Quello descritto è un trattamento dignitoso e rispettoso di una salma e dei suoi familiari?
Chi vorrebbe un simile trattamento per se’ o per i propri cari?
Perchè non organizzare meglio questo servizio, magari implementando l’organico degli addetti alle tumulazioni nei giorni lavorativi seguenti a numerosi giorni festivi, visto che “è sempre così”?
Perchè non migliorare il confort della stanza di deposito?
Perchè non permettere un servizio privato del trasporto e della tumulazione a chi desideri accollarsene le spese?
Perchè non trasportare le salme con un mezzo che assicuri riconoscibilità, decoro e dignità alla salma e ai suoi cari?
Io spero che lunedì 27 dicembre nessun familiare di persone che abbiano avuto la sfortuna di decedere venerdì 24 debba fare il corteo funebre dietro ad un ducato di anconambiente.
Sonia Possanzini

Questo era l’almanacco della settimana scorsa riferito alla settimana dal 1 al 7 novembre 2010. Hanno collaborato alla redazione dell’almanacco Marco Cacciari, Maria Luisa Pozzi, Luca Borri, Chiara Foddis, Andrea Bergonzini, Simona Brighetti, Matteo Comastri, Matteo Meneghello, Matteo Martignoni, Edoardo Gatti, Simona Brighetti, Elisabetta Cani, Paolo Zerbinati e Isabella Pedrazzi; le lettere vengono da Corriere della sera, Unione sarda, Provincia di Cremona, Stampa, Messaggero, Corriere di Romagna, Gazzetta di Parma, Vanity fair.