Storia degli appartamenti

sabato 20 Dicembre 2014

L’altra sera ho fatto una lettura a Parma con un attore bravissimo che si chiama Giancarlo Ilari e lui leggeva dei testi su Parma in dialetto, io leggevo dei testi su Parma che ho scritto io, tra i quali anche un testo che avevo scritto quando ero andato via da Parma, 15 anni fa, nel 1999, che diceva, quel testo lì: «io, mi ricordo, quando sono andato via da Parma ho pensato che io era una vita che fin da piccolo in casa al mattino si trovava la Gazzetta di Parma, che si leggeva la cronaca della città, la città di Parma, si sapeva tutto quello che era successo in città, a Parma. “Io non lo so, – avevo pensato, – come farò, che sono abituato vedermi intorno tutte queste cose di Parma. Per dire, al mattino, di solito, io faccio colazione con il prosciutto di Parma. Secondo me mi mancheranno, – avevo pensato, – queste cose di Parma. Il prosciutto di Parma, il formaggio di Parma, il parmigiano. Tutta la stampa di Parma, la Gazzetta di Parma, il Giornale di Parma, il Corriere di Parma, la Tribuna di Parma. La Tribuna non l’ho mai letta, – avevo pensato, – non ha fatto in tempo ad aprire, è fallita subito immediatamente. E Tv Parma, – avevo pensato, – si vedrà a Bologna? E Radio Parma ci arriva, col ripetitore? Radio Parma mi mancherà, – avevo pensato, – Radio Parma. Una volta su Radio Parma ho sentito un servizio dicevano che avevan scoperto dei documenti antichissimi che dimostravano che l’università più antica del mondo non era, come si credeva erroneamente fino ad allora, Bologna o Parigi, no, era Parma. Mi mancherà, questa città. Magari ogni tanto ci torno – avevo pensato. – Magari vengo a vedere una mostra. Che qui a Parma fan sempre delle mostre bellissime. Parma e il neoclassicismo. Parma e la rivoluzione francese. Parma e il liberty. Il futurismo a Parma”, avevo pensato», dicevo in uno dei testi che abbiam letto l’altro giorno in questo spettacolo che si chiamava Parma e po pu, che significa Parma e basta, o Nient’altro che Parma.
E un altro testo che ho letto diceva che «a Parma, quando io ero piccolo, non so, la delinquenza, l’impressione che avevo era che non ce n’era, di delinquenza, a Parma, negli anni sessanta e negli anni settanta. Cioè magari c’era, ma io, a me mi sembrava che anche se c’era, era una delinquenza particolare, parmigiana, il che un po’ cambiava le cose; e mi sembra ancora adesso, devo dire. Non so per esempio, uno che uccide i suoi genitori, l’ho anche già scritta da un’altra parte, questa cosa, uno che uccide i suoi genitori, per esempio, se è uno di Parma, io il primo pensiero che ho “Si vede che gli avevan fatto qualcosa”, mi vien da pensare». Ecco, a me, Parma, adesso, piace anche di più di quando ci abitavo, e invece Ilari, che ha sempre abitato a Parma, mi ha detto che adesso gli piace di me, rispetto a qualche anno fa meno. E io gli ho chiesto: «Ma di che anno sei, te?», e lui mi ha detto «Del ‘27. Ho 87 anni. Mi scappa da ridere, – ha detto, – quando lo dico. Quand’ero piccolo io, nel palazzo dove abitavo, in via Guicciardini, c’eravamo in ventidue, di bambini che giocavano insieme. Adesso, – ha detto, – in tutto il palazzo ce ne son due. Pensa che c’era un appartamento, sopra di me, che ci abitava un avvocato che aveva sette figli. Erano in nove, con moglie e marito, e avevano un bagno solo. Adesso, ci abitano in due, hanno due bagni».

[uscito ieri su Libero]