Se fossi onesto

martedì 15 Aprile 2014

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scrivere è certamente un modo astuto per evitare di ‘fare’; intorno a me la gente si preoccupa di vivere, ha famiglia, percepisce stipendi, si ammala e muore. Oh, anch’io percepisco stipendi, ma si può chiamare stipendio quanto si ottiene in cambio di ‘scrivere’? Via, non diciamo sciocchezze. Probabilmente scrivere è il modo di frodare che tiene chi è nato ladruncolo o truffatore, ma non ha abbastanza coraggio per delinquere su grande scala. Se fossi onesto, fabbricherei monete false – deve essere un lavoro da grande artista – o ricatterei facoltose coppie con figli scapestrati, o semplicemente aspetterei di notte il rientro di gentiluomini affezionati alla vita: «O la borsa o la vita», vecchia e nobile sentenza, piena di acute allusioni filosofiche, e forse progettata da un’intelligenza non ignara del divino. Ma io sono vigliacco e claustrofobo: non posso tollerare la prospettiva della galera, luogo tradizionalmente chiuso: soprattutto, avrei paura delle mie vittime. Io derubare – chi? Dovrei trovare una vittima più indifesa e codarda di me: sono certo che sarebbe uno scrittore; ma non si può mica sperare di incontrare sempre e solo scrittori.

 

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 21-22]