Russia istruzioni per l’uso (San Pietroburgo 2018 – 16/22 luglio)

domenica 14 Gennaio 2018

In questo viaggio a San Pietroburgo, la più astratta e premeditata città del globo terrestre, secondo una celebre definizione di Dostoevskij, proveremo a raccontare la città attraverso i suoi scrittori; se si apre un qualsiasi manuale di storia russa, si vede che gli scrittori russi, Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, Lermontov, Turgenev, l’Achmatova, Esenin, Bulgakov, Gor’kij, Brodskij, Eren’burg, hanno avuto un’importanza, nella storia a loro contemporanea, inimmaginabile, fuori dalla Russia. I primi dell’ottocento, per esempio, non vengono ricordati come l’epoca dello zar Nicola, ma come l’epoca del poeta Aleksandr Puškin. Una guida americana di San Pietroburgo comincia dicendo che, in Russia, un poeta ha la stessa fama che in America ha un giocatore di baseball. Questa cosa, chissà come mai, continua fino a oggi, se si considera che, in questi ultimi anni, uno dei principali avversari del potere, in Russia, è stato Limonov, lo strano scrittore di cui ha parlato Carrère in un celebre libro. Ecco, noi (nell’estate del centenario della rivoluzione russa) proveremo a seguire le tracce che Puškin, Gogol’, Lermontov, Dostoevskij, Esenin, Achmatova, Brodskij, Charms, Chlebnikov e altri hanno lasciato in questa astratta, premeditata e stupefacente città. Non è richiesta la conoscenza del russo, né una particolare conoscenza della letteratura russa, ma verrà consigliata una bibliografia e verrà impartita, come si dice, un’alfabetizzazione del cirillico.

1° giorno 16 luglio lunedì
“All’arrivo a San Pietroburgo, dopo esserci sistemati in albergo e dopo avere cenato facciamo un giro nella piazza del Senato, sotto il cavaliere di Bronzo, dove, nel dicembre del 1825, c’è stata la prima rivoluzione russa, la rivoluzione dei decabristi, alla quale sembra avrebbe dovuto partecipare anche Puškin, e, sotto il monumento che poi da Puškin ha preso il nome, proviamo a raccontare perché la letteratura russa è così popolare in Russia (molto più di quanto in Italia sia popolare la letteratura italiana).”

2° giorno 17 luglio martedì
San Pietroburgo
Prima colazione in hotel.
Pranzo e cena liberi.
“Il palazzo dal quale prende il nome la piazza del palazzo, dove andiamo al mattino, è il palazzo d’inverno, quello che è stato preso nell’ottobre del 1917 e che adesso è diventato un museo, forse il museo più famoso di San Pietroburgo, l’Ermitaž, dove c’è l’arte occidentale, che ricorda un po’ il Louvre, e dove potrete andare nel giorno libero ma dove noi non vi portiamo perché noi, dopo esser stati alla casa museo di Puškin, che è il posto dove Puškin è morto, il 29 gennaio del 1837, a 36 anni (come Chlebnikov, Esenin e Majakovskij) e dopo aver mangiato alla Brodjačaja sobaka (Il cane randagio) il cabaret dove si trovavano i futuristi russi, vi portiamo, al pomeriggio, al museo Russo, dove c’è l’arte russa, dalle icone alle avanguardie, e che è un museo che non ricorda niente perché c’è solo a San Pietroburgo, un museo così. Alla sera, dopo cena, per chi vuole, facciamo una passeggiata fino al monumento di Anna Achmatova, rivolto verso la prigione delle Croci, dall’altra parte del fiume, davanti alla quale lei faceva la fila per andare a trovare suo figlio, e dove, nella seconda metà degli anni trenta, le è successo quel che racconta in Requiem «Allora una donna che stava dietro di me, con delle labbra blu, e che, naturalmente, non aveva mai sentito il mio nome, si è riscossa dal torpore che ci avvolgeva tutti e mi ha chiesto in un orecchio (lì sussurravano tutti): “Ma lei questo lo può descrivere?”. E io ho detto “Posso”. Allora una cosa che mi è sembrata un sorriso è scivolata lungo quello che una volta doveva esser stato il suo viso”».”

3° giorno 18 luglio mercoledì
San Pietroburgo
Prima colazione in hotel.
Pranzo e cena liberi.
Partiamo dalla casa di Anna Achmatova, sulla Fontanka, che è uno dei canali di San Pietroburgo, il più grande dei «venticinque tortuosi canali grandi e piccoli che la compongono. È come se la città, rispecchiata ogni minuto secondo da migliaia di metri quadrati di amalgama di argento liquido, fosse costantemente filmata dal suo fiume» (Iosif Brodskij, traduzione di Gilberto Forti). La casa dove ha abitato l’Achmatova adesso è un museo, ma all’epoca era una kommunal’ka, un appartamento dove a ogni famiglia veniva assegnata una stanza e la cucina e il bagno erano in comune (anche l’appartamento dove è morto Puškin, in epoca sovietica era diventato una kommunal’ka, e quando ne hanno fatto un museo lo scrittore, famosissimo, all’epoca, Michail Zoščenko, si era lamentato del fatto che quelli che ci abitavano non erano molto contenti, di cambiare casa per fare un museo a Puškin). Poi andiamo. Poi pranziamo, poi andiamo alla casa museo Dostoevskij, che è l’ultimo degli undici appartamenti dove ha vissuto Dostoevskij con la famiglia; è un museo piccolo, molto russo, ancora un po’ sovietico, in senso buono. Infine andiamo a visitare il cimitero Tichvinskoe, che è il cimitero dove Dostoevskij è sepolto, e sarà l’occasione di vedere un cimitero russo che i cimiteri, in Russia, sono dei posti completamente diversi dai cimiteri in Italia, e la gente si comporta in modo completamente diverso da come si comporta la gente in Italia, nei cimiteri.
Alla sera, con chi vuole, facciamo un giro in battello per San Pietroburgo, sotto i ponti, un battello dove ci siamo solo noi e che ci fa vedere la città «costantemente filmata dal fiume», come dice Brodksij.

4° giorno 19 luglio giovedì
San Pietroburgo
Prima colazione in hotel.
Pranzo e cena liberi.
“Andiamo a vedere la stazione Finlandia, e vediamo il treno con il quale Lenin è arrivato, nel ’17, dalla Finlandia, e il monumento a Lenin davanti alla stazione Finlandia che Brodskij in un suo celebre saggio paragona al monumento di Pietro il grande. Poi andiamo nella piazza Pionerskaja, dove il 22 dicembre del 1849, Dostoevskij doveva essere giustiziato per aver letto, ad alta voce, a dei suoi conoscenti, la lettera di Belinskij a Gogol’, e lì leggiamo la lettera di Belinskij a Gogol’ (non tutta, che è lunga).
Dopo pranzo andiamo alla casa di Charms (non c’è un museo), e raccontiamo la storia di Charms che è uno degli scrittori russi più conosciuti anche se in vita gli hanno pubblicato solo racconti per bambini (e lui i bambini non li sopportava) e nessuna delle sue opere per adulti che l’avrebbero reso celebre (come quella che si intitola Vecchie che si ribaltano e che fa così: «Vecchie che si ribaltano. Una vecchia, per la troppa curiosità, s’è ribaltata dalla finestra, è caduta e s’è sfracellata. Dalla finestra s’è sporta un’altra vecchia, e ha cominciato a guardare in giù quella che si era sfracellata ma, per la troppa curiosità, s’è ribaltata anche lei dalla finestra, è caduta e s’è sfracellata. Poi dalla finestra s’è ribaltata una terza vecchia, poi una quarta, poi una quinta. Quando s’è ribaltata la sesta vecchia mi sono stancato di guardarle, sono andato al mercato Mal’cevskij, dove, dicevano, a un vecchio cieco avevano regalato uno scialle fatto a mano». Mettiamo un fiore davanti alla casa di Charms, poi, dopo pranzo, andiamo alla casa museo di Sergej Dovlatov, che, nei suoi taccuini, ha scritto di Charms: Charms diceva: “Il mio telefono è facilissimo: 32-08. Molto semplice, da ricordare. Trentadue denti e otto dita”». Poi facciamo un giro nella piazza del fieno, che era il posto più malfamato della più malfamata città russa, San Pietroburgo.
Alla sera, con chi vuole, facciamo un giro a vedere una cosa abbastanza russa, un museo che esiste in rete e che, se uno ci va, scopre che invece non esiste, è la casa museo di Brodskij, che dovrebbe essere e non è (per lo meno l’anno scorso non c’era) nell’appartamento al quale lui ha dedicato il saggio Una stanza e mezzo, scritto in America, dove c’è scritto: «Tuttavia, poiché il nostro palazzo si trovava all’incrocio con il leggendario Liteinij Prospekt, il nostro indirizzo postale era: Liteinij prospekt # 24, Apt. 28. Così erano indirizzate le lettere che ci arrivavano, così scrivevo io sulle buste indirizzate ai miei genitori. Ne parlo qui non perché abbia qualche importanza particolare, ma perché la mia penna, presumibilmente, non scriverà mai più questo indirizzo».”

5° giorno 20 luglio venerdì
San Pietroburgo
Prima colazione in hotel.
Pranzo e cena liberi.
“Andiamo al museo dell’assedio, che racconta i 900 giorni in cui Leningrado è stata assediata dai nazisti, e ha passato inverni in cui «ci si riscaldava con tutto; bruciai scaffali, il telaio d’una scultura e libri, senza numero e senza misura. Borìs Ejchenbaum si procurò una stufa da trincea, sedeva davanti ad essa, rivedeva le riviste; vi strappava le cose più importanti, il resto lo bruciava. Non poteva bruciare i libri senza averli letti.
Io bruciavo tutto. Se avessi avuto mani e piedi di legno avrei bruciato anche loro in quell’anno» (Viktor Šklovskij, la traduzione è di Sergio Leone). Poi andiamo a visitare la Moskovskija ploščad’, che è un posto dove viene declinata in modo sovietico l’idea di Brodskij che «una persona che sia vissuta abbastanza a lungo in questa città è portata ad associare la virtù con la proporzione». Dopo andiamo alla biblioteca Saltykov-Ščedrin, che è la biblioteca di San Pietroburgo dove sono passati e hanno studiato tutti gli scrittori pietroburghesi dell’otto e del novecento (e non solo gli scrittori: c’è, o per lo meno c’era quando ci studiavo io, una sala dedicata a Lenin, con una statua di Lenin, perché era la sala dove andava a studiare Lenin).
Poi andiamo all’Aleksandrinskij teatr, in ulica Rossi (c’è della gente che pensa che sia la strada più bella del mondo) che è il teatro dove, il 19 aprile del 1836, c’è stata la prima dell’Ispettore generale, commedia in 5 atti di Nikolaj Vasil’evič Gogol’: a questa prima sembra abbia assistito anche l’imperatore Nicola primo, che, all’uscita, sembra abbia detto: «L’autore le ha cantate a tutti e più di tutti a me». In seguito alle polemiche succedute a questa prima, Gogol’ ha riscritto il testo con una spiegazione finale e con una nuova epigrafe che diceva «Non è colpa dello specchio, signori, se le vostre facce sono storte».
Sempre all’Aleksandrinskij, il 17 ottobre del 1896, c’è stata la prima, disastrosa, del Gabbiano di Čechov.
La sera, se non siamo stanchi, andiamo a vedere la
cattedrale Smol’nyj costruita alla fine del settecento su progetto dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli. Dicono che l’architetto italiano Giacomo Quarenghi, autori, agli inizi dell’800, del palazzo palladiano del vicino istituto Smol’nyj, ogni volta che passava davanti alla cattedrale di Quarenghi si togliesse il cappello e dicesse: «Questa è una chiesa».”

6° giorno 21 luglio sabato
San Pietroburgo
Prima colazione in hotel.
Pranzo e cena liberi.
Giorno libero, si fa quel che si vuole.

7° giorno 22 luglio domenica
San Pietroburgo – Milano Malpensa
Prima colazione in hotel. Trasferimento in aeroporto e partenza
Si torna in Italia.

[I prezzi del viaggio si sapranno presto, speriamo entro fine gennaio, il viaggio sarà presentato il 23 marzo a Milano (clic), per informazioni si può scrivere da subito a info@associazioneitaliarussia.it, domani metto qui il programma del viaggio a San Pietroburgo]