Proprio tutto

domenica 27 Agosto 2017

Nell’andare in stazione, per andare a Firenze, ho incontrato tre persone con la maglietta dell’Hard Rock Cafè (di NewYork, di Praga, e di Lisbona), tutta gente appena tornata dalle ferie, ho pensato. E dopo, arrivato in stazione, ho visto un titolo del Vernacoliere: «Novità. Sagre e fiere. Grande festa dei becchi. Presenta: Matteo Sarvini», che era così stupido che mi ha fatto ridere. La volta precedente, che ero stato a Firenze, ci ero stato il 17 giugno, per la finale dei playoff di Lega Pro, Parma – Alessandria. Dovevo scendere alla stazione Campo di Marte, e non ero mai sceso, a Campo di Marte, e appena passato Firenze Castello, o Firenze Statuto, non mi ricordo di preciso, avevo pensato, “Ecco, mi sono perso”, perché mi sembrava che sarei dovuto scendere a Firenze Castello, o a Firenze Statuto, poi invece è arrivato Firenze Campo di Marte e mi è tornato in mente, «Devo scendere a Campo di Marte», e sono sceso, era proprio vicino alla stadio, il Parma ha poi anche vinto, è andato tutto bene son stato contento.
Che a Firenze ci son tante di quelle stazioni, c’è anche Firenze Rifredi e Firenze Leopolda, anche, a pensarci, non è difficilissimo sbagliare.
Una volta, ero a Roma, dovevo tornare a Bologna, ero arrivato a Roma Termini di corsa aveva preso il treno al volo, mi ero seduto, contento, nel mio posticino, mi ero messo a leggere, dopo un’ora e mezzo il treno si era fermato, «Bene», avevo pensato, «siamo a Firenze», poi era ripartito, dopo un’ora circa aveva rallentato per fermarsi ancora, io mi ero alzato per scendere avevo visto un cartello, fuori dal treno, Salerno, e mi ero detto, nella mia testa, «Cosa ci fa il cartello Salerno alla stazione di Bologna?»; mi ero avvicinato all’uscita, avevo visto un altro cartello: Salerno. «Ma pensa te, – avevo pensato, – non son neanche capaci di mettere i cartelli come si deve».
Il treno si era fermato, ero sceso, c’era un gran caldo, e è stato lì, sul marciapiede della stazione di Salerno, per via del caldo, che avevo capito che non ero a Bologna ero a Salerno. Dovevo aver preso il treno sbagliato.
Allora avevo telefonato a casa, avevo detto che sarei arrivato il giorno dopo ma non prestissimo, nel primo pomeriggio.
Invece l’altro giorno, a andare a Firenze, ho preso il treno giusto, e mi sono fermato nella stazione giusta, a Santa Maria Novella, e appena arrivato in stazione mi è venuto in mente di una volta che, con mia figlia, tornavamo dal mare, da Viareggio e, di solito cambiavamo a Prato, ma c’eran dei problemi sulla linea Prato – Bologna, quella volta avevamo cambiato a Firenze, avevamo aspettato il treno un’ora e mia figlia, aveva forse dieci anni, allora, si annoiava, io avevo appena letto un libro di Federico Baccomo che si intitolava Peep Show che dentro c’era un gioco, di trovare delle parole che, nel passaggio dal genere maschile al femminile, cambiavano significato, come porto / porta, o banco / banca, o posto / posta, o masso / massa, o mostro / mostra, avevamo cominciato a giocare eravamo andati avanti un’ora, e la prima cosa che mi è venuta da fare, l’altro giorno, appena arrivato a Firenze Santa Maria Novella, è stato cercare, nella mia testa, quei finti cambi di genere, costo / costa, messo / messa, arco / arca e così via.

Poi, la prima cosa che ho fatto, sono entrato alla Feltrinelli, da qualche anno c’è, anche alla stazione Santa Maria Novella, una Feltrinelli, che fanno da mangiare e vendono anche dei libri, e la libreria è grande, non è una libreria per modo di dire come la Feltrinelli di piazza Gae Aulenti a Milano, che è un bar ristorante e i libri son lì più che altro per fare atmosfera (c’è una libreria, a dire il vero, là in fondo, contro una parete, e sopra c’è scritto, in grande, LIBRI, che è una cosa che sembra fatta apposta perché, chi non li ha mai visti, sappia cosa sono, quegli oggetti colorati), no, questa è una vera libreria, che se uno si inoltra nella sala a un certo punto ci trova in alto, un ritratto di Dante con una citazione di Dante «Galeotto fu il libro e chi l’ha scritto», e di fianco un ritratto di Leonardo Da Vinci con una citazione di Leonardo Da Vinci «Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti», e di fianco un ritratto di Gianna Nannini con una citazione di Gianna Nannini, «Mi sento una furia del firmamento un un cavallo senza sella», e di fianco un ritratto di Gad Lerner con una citazione di Gad Lerner, «Per fare buon giornalismo il segreto è sempre quello: uscire fuori, andare a vedere e ad ascoltare». Una libreria vera.
La stazione, c’è da dire, vista da fuori, è bassa, ha un che di messicano, anche se non c’entra niente, col Messico, e anche se io, non son mai stato in Messico, se vedessi qualcosa che c’entra col Messico non lo saprei riconoscere, è una stazione razionalista, italiana, che a me piace molto, e mi piaccion le scritte, che ci son nella hall, Giornali, Banca, Tabacchi, Ufficio turismo, Salone biglietti, Sala di Attesa, Ristoratore, e mi piacciono i cappelli di paglia di Firenze, in testa alla gente, e mi piace la grande buca delle lettere, che si trova fuori, con scritto, sopra, in alto, Impostazione, e divisa in tre sottobuche: Lettere cartoline biglietti postali; stampe campioni manoscritti; espressi posta aerea.
Poi, tornando dentro, si prende un sottopassaggio che porta a un posto che si chiama Firenze Santa Maria Novella Shopping center, che è una specie di centro commerciale sotto la stazione di Firenze, ci sono dei negozi, come qualsiasi centro commerciale non tanto frequentato, e tra gli altri c’è un posto che fuori ha un cartellone con su scritto «Tutto, ma proprio tutto, da uno a dieci euro».
Che uno entra e vede che è una libreria di quelle che si chiamano remainder, dei libri dell’usato, o dei libri nuovi scontati, che io ci ho trovato per esempio un catalogo di una mostra sul futurismo che hanno fatto al centre Pompidou di Parigi nel 2009 che costava il massimo, 10 euro, ma c’era della roba, non so, dei quadri di Malevič, che è un pittore che una volta ha detto: «L’arte non vi chiede se piace o non piace, come non vi è stato chiesto niente quando sono state create le stelle del firmamento», e io, ho fatto la tesi, su quella roba lì, mi interessa, l’ho comperato.
Uscito di lì ho sentito una musica, con della gente che cantava, ma piano, e batteva le mani, ma piano.
Mi sono diretto verso il punto da cui mi sembrava venisse la musica, ho voltato l’angolo, seduti per terra c’erano cinque o sei boy scout grandi, adulti, nel senso, e tutti cantavano, ma piano.
Uno aveva la chitarra e suonava, ma piano, uno batteva le mani ma piano.
Eran seduti per terra vicino a una scala mobile, sembravano quello che ha detto una volta l’attore americano Jack Benny dei boy scout, «Un gruppo di bambini, vestiti da cretini, guidati da un cretino, vestito da bambino», solo che lì di bambini non ce n’era, c’erano solo le guide: come un consiglio di amministrazione dei boy scout, che quando l’ho visto ho pensato “Chi l’avrebbe mai detto”.

[Uscito ieri sulla Verità]