Paul se ne è andato

mercoledì 12 Gennaio 2011

Compito dell’elogio funebre: Scrivete un elogio funebre di una persona magari anche viva

Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovato qui con voi, in questa sala, per pronunciare queste difficili parole.
È un compito gravoso, ma mi assumo ogni responsabilità di questo annuncio in qualità di presidente dell’associazione. Paul se ne è andato.
Non è più con noi.
E’ spirato questa mattina alle 6 nella sua fattoria nello Steffonshire, vegliato fino all’ultimo dai suoi agnellini, che amava tanto.
Che cosa credete, che non sia difficile anche per me accettarlo? Ero anch’io al Vigorelli a gridare yeahh e a gridare ooohhhh.
A gridare ohhh yeahh, insomma. Ed è con il cuore squassato dal dolore che credo di interpretare l’animo di tutti voi affermando che, Paul, ci mancherano i tuoi yeahh,
i tuoi ohhh,
i tuoi ohhh yeahhh.
Stamattina, poco dopo le 6, ho ricevuto una telefonata dal presidente del Beatles fan club di Londra, che mi annunciava con voce rotta dal pianto la triste notizia.
Paul è morto.
Era vegetariano, eppure è morto anche lui. Quasi non ci si crede.
Sembra ieri che lo vedevamo, bello e sfrontato, sulla copertina di Sgt Pepper, con quella sua marsina blu (John ce l’aveva verde, George rosa, Ringo rossa).
Oppure abbracciato al suo basso Hofner, anche se sappiamo tutti che nel 1965 cambiò strumento, comprando uno straordinario Rickenbaker laccato di rosso che fu fondamentale nel ridefinire il suono dei Beatles nella seconda metà degli anni Sessanta.
Come non ricordare quell’istantanea sulla copertina di quel raro bootleg del 1962, che solo io possiedo, e di cui tutti noi conosciamo l’immenso valore?
Cari amici associati al club beatlesiani d’Italia. Qualche volta le parole sono superflue. Oggi è il giorno che non avremmo mai voluto vivere. Dopo quello della morte di John, e dopo quello della morte di George, è senza dubbio il giorno più triste della nostra esistenza.
Paul, ci mancherai. Anche se in questi ultimi anni sembravi un po’ una vecchia zia, con le guance cascanti, quel rossetto appena accennato sulle labbra nelle tue ultime apparizioni live…beh noi ti volevamo bene lo stesso.
Non riuscivi più a cantare Long Tall Sally, però ti volevamo bene lo stesso.
Anche se negli ultimi anni ti eri fatto infinocchiare da una smorfiosa interessata solo ai tuoi quattrini, e ne avevi tanti, questo va detto, dicevo, anche se ti sei fatto buggerare come un pivello da quella là, quella finta modella, quella con la gamba finta, eri sempre il nostro Paul.
Da tempo non azzeccavi un disco buono e continuavi soltanto a ripeterci che non bisogna mangiare la carne. Erano cose sulle quali siamo passati sopra, non scalfivano la tua grandezza.
Vedo molte amiche con gli occhi umidi. Non disperate! A Natale, mi hanno detto, uscirà un cofanetto speciale deluxe con tutta la discografia dagli anni delle elementari, quando il giovane Paul compose alcune marcette irlandesi con l’ocarina, fino all’ultimo inedito, Song for Lambs, dettato in punta di morte all’agnello più anziano.
Addio Paul.
Prima di andarvene, vi ricordo l’ordine del giorno della riunione della settimana prossima: c’è da mettere in ordine le spilline arrivate ieri da Liverpool. Un’ultima cosa: per il Beatles day di quest’anno siamo in contatto con l’ascensorista dell’hotel di Kuala Lumpur in cui Ringo Starr soggiornò tre giorni in fuga dal ritiro in India. Vi terremo aggiornati.
(Matteo Meneghello)

[Dal sesto quaderno della scuola elementare di scrittura emiliana, in preparazione (esce il 18 gennaio)]