Nel capitolo trentasei

venerdì 16 Settembre 2016

imgres

Verso la fine del capitolo trentacinque Pinocchio stava nuotando in mezzo al mare con il babbo Geppetto sulle spalle. Il mare era tranquillo, la luna splendeva, il Pescecane dormiva, e Pinocchio nuotava. E nuotando pensava che non aveva nessuna voglia di entrare nel capitolo seguente, cioè l’ultimo, perché lì sarebbe diventato un ragazzino per bene e questo a Pinocchio, burattino scapestrato, non gli piaceva né punto né poco. Ma poteva abbandonare in mezzo alle onde il vecchio babbo che non sapeva nuotare? Per quanto scapestrato, Pinocchio non se la sentiva di fare una simile porcata.
Fu così che, nel capitolo trentasei, arrivò sulla spiaggia insieme a Geppetto con l’aiuto del Delfino, e fu così che andò a abitare nella bella capanna, e fu così che si trovò a lavorare per l’ortolano Giangio. Dopo avere intrecciato sedici canestri di giunco, una sera si addormentò e nel sonno, cioè nel sogno, incontrò la Fata turchina turchetta che incominciò una lunga tiritera per convincerlo a mettere giudizio. E Pinocchio scappò via di corsa piantando in asso la Fata e il sogno.
– Io mi trovo bene come burattino e non voglio diventare un ragazzo né perbene né per male – disse Pinocchio a se stesso mentre camminava nella campagna con le sue gambe di legno che facevano tric trac.
Ma adesso non sapeva dove andare. A tutto pensava meno che a trovarsi un lavoro perché aveva scoperto che lavorare è faticoso. Gli sarebbe piaciuto piuttosto recitare, cantare e ballare, come è giusto per un burattino, e allora decise che la cosa migliore era di trovarsi un posto in un’altra favola, dal momento che aveva abbandonato la sua.

[Luigi Malerba, Pinocchio con gli stivali, Roma, Cooperativa scrittori 1977, pp. 7-9]