L’ultima volta che ci son stato

martedì 26 Settembre 2017

E quando poi, come dicevo, son stato a Mosca per la prima volta, e ho cercato la Màlaja Brónnaja e gli stagni Patriàršie, negli stagni l’acqua era ghiacciata e c’eran dei bambini che giocavano a hockey e a me era sembrato, me lo ricorderò sempre, un’allucinazione, probabilmente, mi era sembrato di sentire odore di pettinatrice e avevo pensato che io, nella mia vita, se non avessi letto quel romanzo lì di Bulgakov, non avrei mai riconosciuto l’odore di pettinatrice e non avrei probabilmente mai avuto di queste allucinazioni.
L’ultima volta che ci sono stato, agli stagni Patriaršie, ho cercato il chiosco di bevande per bere un succo di albicocca e non l’ho trovato, ho trovato invece un cartello, uno di quelli rotondi, cerchio rosso su fondo bianco, con una striscia rossa nel mezzo, un divieto, e in nero c’eran le sagome che definivano cos’era vietato ed erano un signore straniero elegante, il suo scudiero, che nel romanzo si chiama Azazello, e un gatto enorme, come un ippopotamo, e sotto c’era scritto che «È vietato parlare con gli sconosciuti», in quella piazza di Mosca.
E di fronte al cartello, avevo saputo poi dopo, c’eran montate delle telecamere perché quel cartello, i primi quattro anni che era stato montato, l’avevan rubato sei volte, per quello forse quando ci andrete non lo trovate.

[grazie a Luca]