La torta

domenica 21 Giugno 2015

Da qualche anno, in una piccola libreria del centro di Bologna che a me sembra molto bella e che si chiama Modo infoshop, leggo ad alta voce dei romanzi russi; ho letto, a puntate, tutte Le anime morte di Gogol’, tutto Padri e figli di Turgenev, tutto Un eroe dei nostri tempi di Lermontov, tutta La figlia del capitano di Puškin, tutto l’Oblomov di Gončarov, tutto Chadži-Murat di Tolstoj, tutto Mosca-Petuški di Erofeev e, ultimo, ho finito questa settimana, tutto Zoo o lettere non d’amore di Viktor Šklovskij, che è un romanzo epistolare composto dalle lettere che Šklvoskij scrive a una donna di cui è innamorato, che si chiama Alja e che gli ha dato il permesso di scriverle a patto di non parlarle d’amore. Anche Alja scrive delle lettere a Šklovskij, e in una di queste lettere gli racconta di Tahiti e dei suoi fiori e Šklovskij, quando le risponde, le scrive «Tu non sai, ed è giusto che sia così, che molte parole sono proibite. È proibita la primavera. In generale – scrive Šklovskij , – tutte le parole belle hanno perso i sensi. Mi hanno stancato le cose intelligenti e l’ironia. La tua lettera ha suscitato la mia invidia. Come vorrei descrivere semplicemente gli oggetti, come se la letteratura non fosse mai esistita, e si potesse ancora scrivere in modo letterario. Sarebbe bello scrivere qualcosa del tipo “Stupendo è il Dnepr quando è bel tempo. O di una ghirlanda “imperitura”, no, meglio “immortale”». Intanto che leggevo, mi è venuto da pensare che forse le parole hanno perso i sensi non solo in letteratura, anche in politica. E che un politico che sia all’opposizione e che dica che, se andasse al governo lui, abbasserebbe le tasse, è come un romanziere che scrivesse che il Dnepr (o il Tevere, o l’Arno, o il Reno) è stupendo quand’è bel tempo. Sarebbe così bello poter dire, come se la politica esistesse ancora, che va premiato il merito, solo che dirlo equivarrebbe a parlare di politica come se la politica non fosse mai esistita. Come se non sapessimo benissimo che quel politico che dice, dall’opposizione, che lui al governo abbasserebbe le tasse, se mai arrivasse al governo, farebbe come tutti i politici che l’hanno preceduto, cioè farebbe quel che riesce a fare, che, dipende poi dalle persone, ma di solito non è tantissimo (parlo prima di tutto per me). Ecco, a me, devo dire, piacerebbe moltissimo che qualche politico, di governo o di opposizione, facesse un discorso simile a quello che il poeta Iosif Brodskij ha fatto in occasione della cerimonia annuale per il conferimento delle lauree all’Università del Michigan nel 1988, quando ha detto: «La sola cosa che di sicuro capiterà al mondo è di diventare più grande, vale a dire più popolato senza crescere di dimensioni. Non conta con quanta onestà l’uomo che avete eletto prometterà di suddividere la torta, questa non crescerà di dimensioni; in effetti, le porzioni sono destinate a diventare più piccole. Alle luce – o, piuttosto, all’oscurità – di ciò, dovreste far conto sulla cucina di casa vostra, vale a dire prendervi cura voi del mondo». Sembra incredibile, ma è come se la profezia di Brodskij si fosse avverata: il mondo è diventato più popolato e, indipendentemente dall’onestà di quelli che abbiamo eletto, è ora che ce ne prendiamo cura noi, forse, come se la politica non fosse mai esistita.

[Uscito ieri su Libero]