Infatti fa così

domenica 12 Gennaio 2014

rat-man

 

 

 

 

 

 

 

 

Rat-Man è un supereroe che, diversamente dagli altri supereroi, non ha superpoteri. Non può volare, non può vedere attraverso i muri, non può sollevare pesi, non può allungare le braccia e le gambe, non più prendere fuoco, non può rendersi invisibile, non può fare niente e infatti fa così, non fa niente. Ha un compagno di avventure che si chiama l’intoccabile Piccettino, e è un orsacchiotto con un bottone al posto di un occhio che deve il suo soprannome a un terribile segreto, una caduta nella tazza del vater, con Rat-Man che, da fuori, gli dice «Oh, no, amico, resisti, ti getto una fune!». Ratman e Piccettino sono creature di Leo Ortolani, un fumettista pisano, parmigiano d’adozione, che viene celebrato a Parma in questi giorni con una mostra che inaugura oggi, 11 gennaio, in occasione dell’uscita del centesimo numero della rivista Rat-Man, uno dei più grandi successi dell’editoria del fumetto italiano di questi ultimi anni. Nella nota biografica che si legge nella quarta di copertina di Leo Ortolani Cuore di Rat-Man, monografia pubblicata da Andrea Plazzi per Coniglio editore nel 2004, si legge che «Ortolani, già nel corso delle scuole elementari, avvia una produzione incredibilmente precoce e prolifica, a cui attingerà costantemente nel corso degli anni». «Cioè io fin da piccolo, – ci ha confermato Ortolani, – rompevo i maroni. Cioè perché fare umorismo, spesso, vuol dire esser terribile. E c’era mia nonna che diceva “Ma basta. Ma perché?”. E non sapeva che io stavo affinando, insomma, la pratica dell’umorismo».

Leo Ortolani ci ha raccontato che fin da quando aveva quattro anni prendeva dei fogli, li divideva, proprio come una griglia, faceva delle storie di questo tipo: «Paperone e Paperino attraversano il mare su dei dinosauri e arrivano dall’altra parte. Fine». Questa non si è conservata, mentre si è conservata la successiva: «Un contadino ha questo piede con la formica che gli morde il piede. Fine». Queste erano le prime storie. Già nel settantacinque, quando di anni ne aveva otto, Ortolani ne ha scritta una con una trama un po’ più elaborata, si intitolava Il rapimento. Raccontava di uno che veniva rapito e lo mettevano in un pollaio però poi lo scoprivano seguendo le tracce delle piume di galline. Fine. Un ricordo singolare, della carriera di Ortolani, è la partecipazione a una delle ultime riviste di fumetti, rivista che si intitolava Futuro zero. «È durata tre numeri. – dice – Del resto, sai, ti intitoli Futuro zero. Ma loro intendevano Futuro zero cioè cominciamo da adesso a costruire il nostro futuro: tre numeri. Non mi hanno neanche pagato ho detto guardate lasciamo stare. Già il piacere di poterlo raccontare come aneddoto negli anni seguenti», dice.

E invece lui, con questo supereroe che non è capace di far niente, ha messo in fila cento numeri, e oggi lo celebrano a Parma, con una mostra che si intitola Rat-Man: 100 di questi numeri, alla casa della musica di Parma, in piazzale San Francesco, alle 10 e 30; poi, nel pomeriggio, alle 16, all’Auditorium Paganini Ortolani (e con lui Marco M. Lupoi, Marcello Cavalli, e Stefano Bollani) incontra i lettori, e questo incontro si può seguire anche in diretta streaming dalle fumetterie di tutta Italia che hanno aderito e, se non ho capito male, si possono fare anche delle domande, in streaming.

Comunque tutto dipende, secondo Ortolani, da sua nonna, che, quando era piccolo, gli diceva «Ma basta, ma perché?». Se gli avesse detto «Ma che bravo, mi fai proprio ridere» avrebbe fatto il geologo, probabilmente.

[uscito ieri su Libero]