Il triangolista

venerdì 16 Marzo 2018

Il sindaco di Parma, quel giorno lì [il giorno che un ragazzo, in provincia di Parma, aveva ucciso prima una ragazza e poi un tassista], quando gli han chiesto cosa aveva da dire di questa cosa lui aveva detto Vuol dire che dopo aver pensato alla città delle infrastrutture, penseremo alla città delle persone.

Che io quando ho sentito questa cosa mi son venute in mente due cose, la prima, Stalin, che agli scrittori sovietici diceva Voi dovete essere ingegneri di anime, e questo fatto di pensare alle persone come si pensa alle infrastrutture mi sembra molto in sintonia, col modo di governare di Stalin,la seconda, la storia del triangolista di Parma che era andato a Verona per un’opera di Wagner.

Ci dev’essere un’opera di Wagner che dura tipo sei ore, come duran di solito le opere di Wagner, credo, ci dev’essere quest’opera che a un certo punto, dopo quattro ore e venti minuti di opera, è previsto un colpo di triangolo. E basta. Il triangolo in quell’opera lì deve fare solo quel colpo lì dopo quatto ore e venti minuti. Prima, niente; dopo, niente.

Allora una volta per la messa in scena di quest’opera di Wagner all’Arena di Verona avevan chiamato un triangolista di Parma che era partito col suo triangolo nella sua custodia di pelle, aveva preso la sua bicicletta, era andato in stazione, aveva preso il suo treno Parma – Verona, aveva preso un taxi, era andato all’Arena, quando era stato all’Arena era andato in camerino, si era messo lo smoking, era sceso nella buca dell’orchestra, che poi lì all’Arena probabilmente di buche non ce n’è, ma non importa, aveva tirato fuori il suo triangolo dalla sua custodia, si era messo seduto, si era messo a aspettare che venisse il suo turno. E dopo quattro ore e venti minuti di opera, nel momento che toccava a lui dare il suo colpo di triangolo, si era distratto, il suo colpo di triangolo non l’aveva dato. E niente, l’opera era andata avanti, era finita, lui aveva messo il suo triangolo nella sua custodia, si era alzato, era andato in camerino, si era cambiato, si era preso su, aveva preso il suo taxi, era andato in stazione, aveva preso il suo treno Verona – Parma, aveva ripreso la sua bicicletta, era andato a casa, lui secondo me quella sera lì aveva bisogno, di qualcuno che si occupasse di lui come ci si occupa di un’infrastruttura.

D[a Mi compro una Gilera, che l’ho scritto io, e che è uscito per Feltrinelli dieci anni fa, nel 2008 (pagine 34-35)]