I migliori

mercoledì 7 Settembre 2011

Quando un tribunale condanna a morte dei re, come fu per Carlo I, per Luigi XVI, per Massimiliano del Messico, oppure quando sono le insurrezioni di palazzo a ucciderli, come avvenne per Pietro III, per Paolo e per vari sultani, scià e imperatori cinesi, poi solitamente non se ne parla; quando invece li si uccide senza processo e senza insurrezioni di palazzo, com’è stato per Enrico IV, per Alessandro II, per l’imperatrice d’Austria, per lo scià di Persia, e adesso per Umberto, allora questi assassinii suscitano tra i re e gli imperatori e tra le persone del loro seguito una grandissima e stupita indignazione, come se tutti costoro non avessero mai preso parte a degli assassinii o non avessero mai fatto ricorso o ordinato degli assassinii. E invece i migliori tra i re assassinati, i re buoni, come Alessandro II o come Umberto, eran colpevoli, complici o corresponsabili dell’assassinio di decine di migliaia di uomini periti sui campi di battaglia, per non parlare poi delle esecuzioni capitali perpetrate per loro ordine nei loro paesi; mentre i re e gli imperatori malvagi erano colpevoli di centinaia di migliaia o di milioni di assassini.

[Lev Tolstoj, Perché la gente si droga, cit., pp. 190-191]