Gli uomini di valore

venerdì 12 Ottobre 2012

C’è stato uno che tutto questo l’ha raccontato. Si chiamava Venedikt Erofeev. Aveva cinque anni di più di Eduard, era nato come lui in provincia e, dopo essere passato per tutte le tappe comuni alle persone sensibili di quel tempo (l’adolescenza appassionata, la deriva alcolica, l’assenteismo e una vita di espedienti), era giunto a Mosca nel 1969 con un manoscritto in prosa che però lui chiamava «poema», come Gogol’ faceva con Le anime morte. Aveva ragione: Mosca sulla vodka è il grande poema dello zapoj, l’ubriacatura russa di lungo corso a cui, sotto Leonid Brežnev, tendeva ad assomigliare la vita intera. La squallida, catastrofica odissea dello sbronzo Venedikt fra la stazione Kurskaja a Mosca e Petuški, un centro sperduto all’estrema periferia; centoventi chilometri in quarantott’ore, senza biglietto ma con l’aiuto di un imprecisato numero di litri di alcolici: vodka, birra, vino e soprattutto cocktail inventati dal narratore, che ne fornisce ogni volta la ricetta – la lacrima della Komsomolka, per esempio, è una miscela di birra, white spirit, limonata e deodorante per piedi. Protagonista alcolizzato, treno ubriaco, passeggeri avvinazzati: sono tutti sbronzi in questo libro basato sulla convinzione che «tutti gli uomini di valore, in Russia, bevono come spugne»./…/
Assiduamente ricopiato, letto, recitato nella cerchia frequentata da Eduard, tradotto in Occidente, Mosca sulla vodka è diventato una specie di classico, e Venedikt una leggenda: fallito metafisico, ubriacone sublime, incarnazione grandiosa di tutto ciò che quell’epoca aveva di vigorosamente negativo. Si andava e si va ancora in pellegrinaggio alla stazione di Petuški, dove da qualche anno si erge anche la statua di Erofeev.

[Emmanuel Carrère, Limonov, trad. di Francesco Bergamasco, Milano, Adelphi 2012, pp. 87-88]