Fantasmagoria acquatica

mercoledì 7 Dicembre 2016

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Un cineasta moscovita giunse a Leningrado per ragioni di lavoro.
E scese all’albergo «Europa».
Una stanza deliziosa e accogliente. Due letti. Bagno. Tappeti. Quadri. Tutto questo, come dire, predispose il nostro visitatore ad incontrarsi con il prossimo e a trascorrere piacevolmente il tempo.
Insomma, vennero a trovarlo amici e conoscenti.
Ma, come spesso accade, alcuni dei suoi amici, aderendo all’invito, ne approfittarono per farsi un bagno. Dal momento che molti vivono in appartamenti dove il bagno non c’è. molti, naturalmente, non amano eccessivamente andare al bagno pubblico, tanto che alla fine dimenticano una simile pratica del viver civile. Ma ecco un’occasione tanto fortunata: andare da un amico, chiacchierare, filosofare, e nello stesso tempo darsi una bella lavata. Tanto più che l’acqua lì è calda. Gli asciugamani sono dell’albergo, e via discorrendo.
Molti, naturalmente, proprio per questo sono contenti di avere amici che arrivano in città.
In breve, dopo quattro o cinque giorni, il nostro visitatore moscovita si era addirittura un po’ seccato di una simile linea di condotta invariabilmente perseguita dai suoi amici.
Ma, naturalmente, tenne duro fino all’ultimo, quando, alla fine, avvenne la catastrofe.

[Michail Zoščenko, Fantasmagoria acquatica, in Le api e gli uomini, traduzione di Mirella Garritano, Roma, Editori riuniti 1963, p. 133]