Essere #matteorenzi

lunedì 4 Maggio 2015

È uscito per il Mulino un libro di Claudio Giunta che si intitola Essere #matteorenzi e che a me ha ricordato l’Unione Sovietica. Il libro è una specie di analisi della lingua di Renzi. Secondo Giunta, Renzi parla male, ma bene, cioè parla velocemente e correttamente, senza perdere il filo, ma usa delle metafore come “buttare la palla in tribuna”, “evitare il derby ideologico”, “lotterò su ogni pallone”, e usa seriamente, «senza ironia», formule come «la madre di tutte le battaglie», che va bene per la scuola, per la burocrazia, per il lavoro, un po’ per tutto. Quando parla in inglese, Renzi, secondo Giunta, ha un inglese «da querela», quando parla delle nuove tecnologie è sempre «entusiasta» e, «non fosse il presidente del consiglio, lo si incontrerebbe al Media World in trance acquisitiva, come Fantozzi, mentre mette nel carrello l’ultimo modello di iPhone». Secondo Giunta il fastidio che gli intellettuali provano nei confronti di Renzi è legato «a questo modo sguaiato di usare il linguaggio». Un amico di Giunta gli ha detto che «Quando in treno sento la voce dell’altoparlante che dice Concediti una pausa di gusto! io penso a Matteo Renzi. Quando il cameriere al bar dice bollicine invece di spumante, a me viene in mente la faccia di Matteo Renzi… Poco dopo che Renzi è diventato presidente del Consiglio, – continua l’amico di Giunta, – Trenitalia ha sostituito l’annuncio del pranzo: adesso urlano Prova la convenienza del menù sfizioso. E io per un pezzo sono stato lì a riflettere che certamente le due cose erano collegate, che c’era una regia occulta dietro l’ingresso di sfizioso nel lessico del Frecciarossa…». Mi è sembrato un libro (giustamente) impietoso, questo Essere #matteorenzi, un libro in cui Giunta arriva, esagerando forse appena, a paragonare il libro più importante tra quelli che ha scritto Renzi, Stil novo, con il Mein Kampf di Hitler, e sono stato sorpreso, alla fine, quando Giunta dice che lui, Renzi, lo potrebbe anche votare. E lì mi è venuta in mente l’Unione Sovietica, e mi son ricordato di quando ho conosciuto i primi russi che ho conosciuto, la maggior parte dei quali avevano, dei loro governanti, del Politburo, una pessima opinione. non credevano ai politici e erano conviti di avere degli ottimi motivi, per non crederci, sembrava che li sopportassero, che li considerassero come il pittore russo Ivan Puni considerava la critica, «Un fenomeno meteorolgico». Cioè Puni, che era un pittore d’avanguardia e faceva dei quadri stupefacenti, per il periodo in cui li faceva, e venivano molto criticati, i suoi quadri, lui quando usciva una nuova critica era come se guardasse fuori dalla finestra e pensasse «Ve’, piove», e poi ricominciasse a dipingere, e così i miei conoscenti russi con le decisioni del Politburo, «Ve’ piove», e ricominciavano a stare al mondo. In un modo simile, come una constatazione, senza alcuna passione, mi è sembrato che Giunta immagini di poter votare per Renzi, il quale Renzi, a pensarci, è a capo di un governo che chiama la sua riforma della scuola La buona scuola, che è come uno scrittore che chiama un suo romanzo Il romanzo bellissimo. O: Il romanzo stupefacente. O: Il capolavoro. O come un editore che chiama un suo quotidiano La verità (che sarebbe la Pravda, in sostanza).

[Uscito ieri su Libero]