Della città di Bologna

sabato 31 Gennaio 2015

Qualche mese fa ero a Genova a fare un seminario di scrittura, e a me la gente, a Genova, hanno un modo di parlare, mi sembrano tutti un po’ squinternati, allora forse è stato per quello, che quando, in quel seminario, ho letto dei pezzi dal Repertorio dei pazzi della città di Palermo, di Roberto Alajmo, che è proprio un elenco di matti, come questo, per esempio: «Uno era il professore Ascoli, medico di fama. Quando si trovava ad affrontare un caso clinico particolarmente delicato, gli capitava di sospendere la visita, lasciare il paziente in mutande nel suo studio e andare a fare una passeggiata in bicicletta per riuscire a riflettere meglio. Poi tornava e non sbagliava mai una diagnosi», dopo che ho letto un po’ di pezzi come questo, a Genova, ho detto a chi faceva il seminario: «Ma perché non fate il Repertorio dei pazzi della città di Genova?». Dopo, quando son tornato a Bologna, a guardarmi intorno ho pensato che anche a Bologna, c’era pieno di squinternati, e mi sono chiesto «Ma perché non faccio il Repertorio dei matti della città di Bologna?». E dopo, quando sono andato a Milano, mi son guardato intorno ho pensato che anche a Milano, c’era pieno di squinternati, e ho fatto una proposta alla casa editrice Marcos y Marcos, e loro hanno accettato e abbiamo cominciato a lavorare e stiamo facendo i repertori dei matti delle città di Bologna e di Milano e di Torino e faremo quelli di Genova, di Roma e di Napoli e di Cagliari e da ognuno di questi seminari salterà fuori un libretto, e quelli che han partecipato al seminario di Bologna, che è stato il primo, han tirato fuori diversi matti bolognesi tra i quali anche questi: (li hanno scritti Chiara Lambertini e Paolo Ricci): «Uno era il migliore amico di Michael Jackson. Lo aveva conosciuto quando Michael Jackson aveva dovuto rifare il bagno nella sua casa di Parigi e si era rivolto alla Manutencoop. La Manutencoop aveva mandato lui, che era il fontaniere di fiducia, e così lui era partito per Parigi con i suoi attrezzi da fontaniere e un sacchetto di tortellini. La casa di Michael Jackson era piena di cose meravigliose che Michael Jackson gli aveva fatto vedere; poi Michael Jackson gli aveva chiesto di trasformare il gabinetto in modo che venisse su dal pavimento, premendo un tasto, solo nel momento del bisogno poi, finito il bisogno, premendo un altro tasto tornasse giù e sparisse sotto le piastrelle. A un certo punto si era fatta l’ora di mangiare, e lui aveva tirato fuori i suoi tortellini da cuocere; Michael Jackson aveva il suo mangiare speciale, ma quando aveva visto i tortellini gli aveva chiesto di fare cambio e gli erano piaciuti da matti. A quel punto era nata l’amicizia e così, entrati in confidenza, avevano cominciato a chiacchierare. Poi lui si era messo a cantare e a suonare, così, tanto per passare il tempo, e Michael Jackson era rimasto così colpito che gli aveva chiesto per favore di insegnargli a cantare e a suonare, perché – aveva detto – era molto meno bravo di lui»; «C’era uno che fingeva di essere suo fratello gemello. Se per caso incontrava qualche suo conoscente per strada che lo salutava lui gli rispondeva stupito ‘mi scusi signore ma io non la conosco forse si confonde con mio fratello gemello’ e il conoscente allora prontamente si scusava imbarazzato dicendo che la somiglianza era davvero notevole».

[Libero, Come la coda del maiale]