Dal punto di vista del carabiniere

lunedì 25 Maggio 2015

Le inchieste del colonnello reggaini, Valerio Massimo Manfredi

Siccome sto provando a scrivere un giallo, è un periodo che leggo un po’ di gialli, e, tra gli altri, mi è successo di leggere Le inchieste del colonnello Reggiani, di Valerio Massimo Manfredi, appena uscito per Einaudi Stile Libero, e mi è sembrato un libro stranissimo. Prima di tutto per via del fatto che il colonnello Reggiani e i carabinieri che si trovano nel libro non sono dei carabinieri normali come quelli che abbiamo visto tutti, in giro per strada o nelle caserme dei carabinieri quando ci è capitato di fare delle denunce perché ci avevano rubato il portafoglio, sono dei carabinieri bravissimi e preparatissimi, e questo va bene, ed è confortante, ma sono anche molto belli e molto eleganti, e di loro, sia dei giovani che dei vecchi, si innamorano delle donne bellissime e nobili e molto eleganti anche loro. Qualche mese fa un critico mi ha detto che io, nei miei libri, faccio entrare la vita quotidiana, e io mi ricordo che avevo pensato che conoscevo solo la vita quotidiana, che della vita mensile, o della vita bimestrale, o di quella semestrale non avevo esperienza; ecco, adesso mi sembra di aver capito: nel libro di Manfredi non si racconta la vita quotidiana ma una specie di vita ideale, dal punto di vista di un carabiniere. Sarebbe ammirevole, questa stima che Manfredi manifesta nei confronti dell’arma se non ci fossero, nella pagina del copyright, tre righe che dicono «Edizione realizzata in collaborazione con l’Ente editoriale dell’Arma dei Carabinieri in occasione del Bicentenario dei Carabinieri», che mettono un po’ in imbarazzo il lettore, che immagina, fin da subito, che in questo libro i carabinieri faranno, come minimo, una bellissima figura. Ma la cosa più singolare, mi sembra, del libro di Manfredi, è la lingua.
Quando mi è capitato di fare l’attore, in teatro, nel 2007, il regista, Gigi Dall’Aglio, mi ha fatto vedere che io avevo dei gesti parassiti, cioè gesti che vivevano su di me senza che me ne accorgessi e mi ha detto che in scena quei gesti parassiti li avrei dovuti eliminare. Lì mi sono accorto che quando parlavo davo voce a delle espressioni parassite, che vivevano su di me senza che me ne accorgessi, e nel tempo ho provato a farne una lista e ho trovato che se uno era ricco, era sempre sfondato, se aveva la barba, era sempre folta, se c’era un fuggi fuggi, era generale, se si parlava di acne, era giovanile, se c’eran delle tecnologie, eran nuove, se c’era un nucleo, era familiare, se c’era un’attesa, era dolce, se c’era una marcia, era funebre, oppure nuziale, se c’era un andirivieni, era continuo, se c’eran delle chiacchiere, erano oziose, e mi son detto che quando usavo queste espressioni a me sembrava di parlare, in realtà io non parlavo, ero parlato, cioè non dicevo quel che volevo dire io, dicevo quel che voleva dire la lingua (parassita). Ecco, nel libro di Manfredi, se c’è un ragionamento, non fa una piega, se c’è una spina, è dorsale, se c’è un fiato, è sospeso, se c’è pezzo, è da novanta, se c’è un ago, è in un pagliaio, se c’è una spia, è lampeggiante, se c’è una coda, è dell’occhio, se c’è un buio, è fitto, se c’è uno yacht, è lussuoso, se c’è un anello, è debole, se c’è una rogatoria, è internazionale, se c’è un viaggio, è d’affari, se c’è un insalata, è mista, se ci sono dei lavori, sono forzati, se ci sono delle scienze, sono della comunicazione, se c’è una tesi, è di laurea, se c’è una strada, è tortuosa, se ci sono degli alberi, sono secolari, se c’è una fattura, è squisita, se ci sono delle sirene, sono spiegate, se ci son delle rughe, sono profonde, se c’è un semaforo, è rosso, se c’è una segreteria, è telefonica, se c’è uno straccio, è d’indizio, se c’è un nodo, è autostradale, se c’è un altro nodo, è ferroviario, se c’è un ritorno, è di immagine, se c’è un’opinione, è pubblica, se c’è un bottino, è di guerra, se c’è una maglia, è nera, se ci son degli ossi, sono duri, se ci sono delle patatine, sono fritte, se c’è un mezzo, è meccanico, se c’è un’iniezione, è di fiducia, se c’è una mazza, è da golf, se c’è una pallina, è da ping pong, se c’è una racchetta, è da tennis, se c’è una caccia, è alla volpe e se c’è una scritta sul cruscotto della macchina del colonnello Reggiani e: «Non correre papà».

[Uscito ieri su Libero]