Conseguenze di un pollo arrosto

sabato 21 Novembre 2015

L’altro giorno, al supermercato dove vado, regalavano un pollo arrosto a tutti quelli che facevano una spesa di almeno 20 euro e io, dovevo pranzare con mia figlia, ho pensato che potevamo mangiare un pollo arrosto ero solo preoccupato, quando sono arrivato alle casse, per via che non sapevo se ero arrivato a 20 euro di spesa, avevo preso anche un po’ di cose che non è che mi servissero proprio, una crema per le mani norvegese che usavo quando facevo il manovale da muratore, trent’anni fa, un freddo, su quelle impalcature, un male alle mani e adesso, trent’anni dopo, mi era venuta nostalgia per quel freddo e per quel male alle mani avevo comprato la crema anche se eran trent’anni che non frequentavo delle impalcature non l’avevo presa tanto per le impalcature, l’avevo presa per il pollo arrosto e poi, una volta arrivato alle casse, avevo scoperto che avevo speso 43 euro e 40 centesimi allora in questi giorni mi sono dato un sacco di crema nella mani che non è che mi serva tanto, devo dire.
Dopo, con queste mani molto curate, sono andato a Novara a presentare un libro che era appena uscito, era la prima presentazione e lì a Novara non è che c’era tantissima gente, era anche in una sala un po’ così, di traverso, io parlavo rivolto a una colonna e era anche una sala adiacente a un ristorante e dal ristorante veniva il suono di un sassofono che sembrava Fausto Papetti, o un suo imitatore, e io, queste cose, mi passa la voglia, mi ero quasi augurato che non venisse nessuno così saltava la presentazione invece alla fine undici o dodici persone si erano ammucchiate avevo cominciato a leggere avevo letto quaranta minuti poi avevo detto «Ecco, io avrei finito, avete delle domande?», e un signore che era seduto in prima fila e che nel corso della lettura aveva preso degli appunti mi aveva chiesto «Ma è tutto così?» e io gli avevo risposto «Sì, è tutto così», e con questo è finita la prima presentazione del mio nuovo romanzo e siccome io sono convinto che la lettura ad alta voce serve per capire se le cose che uno scrive son belle o son brutte, e che una cosa bella, letta ad alta voce, sembra ancora più bella, e una cosa brutta, letta ad alta voce, sembra ancora più brutta, io l’altro giorno, dopo la presentazione di Novara, sono andato a letto convinto di avere scritto un libro tutto così, brutto, solo che poi il giorno dopo il libro l’ho presentato in una libreria di Torino e la presentazione è stata bellissima e le stesse cose che avevo letto a Novara, lette a Torino mi eran sembrate completamente diverse e quella sera lì sono andato a letto convinto di avere scritto un libro bellissimo solo che poi, due giorni dopo, ho presentato il libro a Bologna, e la lettura è cominciata ed è finita molto bene solo che in mezzo, anche nella libreria dove l’ho presentato a Bologna c’è, sopra, un ristorante, e mentre leggevo, dal ristorante preparavano si vede la sala per la cena facevano un casino, con le sedie, e forse è stato per quello che in mezzo, la presentazione a Bologna è stata un po’ complicata e, alla fine è stata una presentazione così così e sono andato a letto convinto di avere scritto un libro così così ma prima di addormentarmi mi son ricordato di guardarmi le mani ho pensato “Ma che belle mani, ma di chi sono queste mani, ma sono mie? Ma che meraviglia”, ho pensato.

[uscito ieri su Libero]